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Il quinto set

Regia di Quentin Reynaud vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Il quinto set

di Andreotti_Ciro
7 stelle

Thomas Edisson, tennista francese che ha sfiorato la finale del Roland Garros nel 2001, non riuscendosi a ripetere negli anni a seguire, è ormai in bilico fra le lezioni impartite al circolo di proprietà della madre, i postumi di un vecchio infortunio al ginocchio, la moglie che vorrebbe che pensasse al dopo tennis e il desiderio di riprovare a partecipare agli open di Francia.

 

Sport fra i meno celebrati dalla settima arte, di certo meno del più osannato calcio, ma meno anche rispetto ad altre discipline, il tennis sa, fra le pieghe della più classica sfida solitaria, prima di tutto con se stessi e poi contro il proprio avversario, racchiudere quanto di più introspettivo si possa domandare a qualunque seduta psicanalitica. Quentin Reynaud, presente nel film nel ruolo del coach di Thomas, con l’aiuto del regista e attore Alex Lutz, capace attraverso lunghe pause di silenzio di inquadrare alla perfezione l’atleta che sta attraversando le ultime curve della propria carriera, non per forza scintillante, riesce a descrivere dubbi, momenti di solitudine, incertezze sul futuro e sui ricordi di un passato che Thomas, trentasettenne tennista ormai sul viale del tramonto, non riesce a scrollarsi di dosso, a cominciare dal complicato rapporto con una madre con le fattezze di Kristin Scott Thomas, proprietaria del circolo nel quale Thomas mosse i primi passi e sua prima sostenitrice e al tempo stesso critica delle sue prestazioni, fino ad arrivare alla moglie Eve che per il desiderio di mettere su famiglia abbandonò una promettente carriera ovviamente nel dorato mondo del tennis. Nel mezzo Thomas lotta contro un destino che per ogni atleta è rappresentato dall’orologio biologico che non può farti correre all’infinito e troppo a lungo, con nuove generazioni pronte a prendere il tuo posto e i ricordi dei tifosi che invece si soffermano sulle tue vecchie partite. Sarà proprio una nuova promessa del tennis transalpino, Damien Thosso, interpretato dal 22enne tennista prestato al cinema, Jürgen Briand, che la critica vede molto simile a Thomas, sia come stile di gioco sia come potenzialità, che rappresenterà in un solo colpo il passato e il presente del protagonista. Pellicola sia per gli amanti di uno degli sport più eleganti di ogni epoca, ma anche perfetta per coloro che vogliono assistere al bilancio di un’esistenza trascorsa fra il campo e la vita privata di una ex promessa mai del tutto mantenuta.

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