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Wolfwalkers - Il popolo dei lupi

Regia di Tomm Moore, Ross Stewart vedi scheda film

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La recensione su Wolfwalkers - Il popolo dei lupi

di Antisistema
9 stelle

Nella spigolosità del character design tipico dello stile dello studio d'animazione Cartoon Saloon, nonchè nella composizione a strati dei fondali, nella bidimensionalità visiva di Wolfwalkers - Il Popolo dei Lupi (2020), il regista Tomm Moore (assieme al collega Ross Stewart), cela un nucleo pulsante di vitalità, traente origine dai miti irlandesi di cui questo film si pone di una sorta di trilogia tematica, cominciata con Il Segreto di Kells (2009) e la Canzone del Mare (2014), seppur a livello narrativo risulti più lineare e basico rispetto alle opere precedenti, che amavano molto immergersi nell'atmosfera pregna di un folkore perduto nel tempo, in un continuo avvicendamento di miti e leggende, come se fossero delle scatole cinesi senza fine, senza meta, immersi in un sogno eterno. La maggior semplicità non deve essere confusa come superficialità o peggio banalizzazione; anzi, rivela una maturità di un Tomm Moore oramai capace di far assimilare allo spettatore di ogni latitudine del globo, elementi del tutto estranei alla propria cultura, pur non rinunciando in nulla al proprio stile, che qui risulta più affinato, nel mettere in scena lo scontro tra la visione cristiana della civiltà inglese e le antichi miti stratificati nel corso dei secoli dell'Irlanda, dove nella foresta abitata dai lupi e minacciata dal disboscamento dei taglialegna, trova il suo custode massimo nella Wolfwalker di nome Mebh, una bambina selvaggia dal fisico tozzo, capace di trasformarsi di notte nello spirito di un lupo e controllare tali animali.
Alla foresta, con tutto il suo peso culturale, si contrappone Kilkenny, nel 1650, la città è in piena espansione urbana, venendo governata con il pugno di ferro dall'autoritario governatore e capo militare Lord Protector, servendosi dell'inglese Goodfellowe, un abile cacciatore per sbarazzarsi dei lupi che causano noie ai taglialegna, padre della giovane Robyn, poco propensa alla vita come addetta alla cucine quanto ardente di desiderio nel voler aiutare, con la sua piccola balestra, il proprio genitore nella caccia ai lupi.
Paragonato da taluni critici alla Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki (1997), Wolfwalkers - Il Popolo dei Lupi, indubbiamente presenta elementi della pellicola nipponica, seppur Tomm Moore da una parte sia più manicheo nel tratteggio dei suoi personaggi (Lord Protector è lontano dalle sfumature presenti in Lady Eboshi), dall'altro scava più in profondità a livello tematico, poichè và ben oltre lo scontro tra civiltà e progresso, per porre la propria analisi su un piano politico-sociale, sfruttando così per la prima volta il mito in chiave identitaria contro forze esterne oppressive.

 

scena

Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (2020): scena


Il film quindi, guarda al passato , per porre in essere una lettura del presente; l'occupazione cromwelliana dell'Irlanda, ha cancellato via un patrimonio di tradizioni più che millenarie presenti nell'isola, tramite uno spietato regime colonialista, facendo di tale paese "un territorio dipendente rispetto all'Inghilterra" (Karl Marx).
La giovane inglese Robyn, risulta ostile di principio ai lupi, senza comprendere le ragioni dietro i loro attacchi agli abitanti della città, solo la conoscenza sulle antiche leggende, nonchè la reale consistenza di esse tramite la figura di Mebh, le consentiranno di instaurare un dialogo con la parte opposta, nonchè comprendere l'ingiustizia perpetrata da suo padre e da Lord Protector, quando da colonizzatrice passerà al ruolo di colonizzata, da carnefice a vittima, nel momento della sua trasformazione in Wolfwalker a seguito del morso ricevuto da Mebh; il divenire un lupo nelle ore notturne, le consentirà di vedere la realtà del mondo da una prospettiva differente, liberandosi dalla piattezza caotica, fredda e bidimensionale della città in espansione, per scorrazzare liberamente nella foresta dalla variopinta tavolozza di colori, atta a risaltare la multiforme stratificazione arborea, la quale cela diversi mondi nascosti alla vista dell'uomo, con tutto il suo carico di riti ancestrali dall'ultra-millenaria tradizione "pagana", malamente liquidata da Lord Protector come mera stregoneria da estirpare, per fare posto alla vera ed unica fede.
L'imposizione della religione cristiana d'imperio, così come l'affetto sincero ma asfissiante del padre, nel suo essere eccessivamente protettivo, reprime l'indole di Robyn, obbligata in quanto femmina, a condurre una vita inautentica nel retrocucina così come vuole la morale dell'epoca, una prigione senza sbarre, le cui restrizioni però le sono inculcate dalla società, mentre quando abbraccia appieno, riuscendo a far proprie, le antiche leggende pagane tramandate dagli irlandesi di generazione in generazione, finalmente libera la sua chioma bionda all'aria, con l'animazione che si fa tridimensionale nella profondità e nei paesaggi, quando invece schiacciava in precedenza, la longilinea figura della giovane ragazzina, in una rappresentazione bidimensionale, come se fosse una figura ornamentale su di un'antico arazzo d'epoca.
Un forte inno quindi anti-colonialista ed anti-imperialista, Tomm Moore partendo sempre da una base fiabesca, che a lui è sempre andata bene, giunge a conclusioni narrative differenti rispetto ad una produzione Disney-Pixar, toccando corde profondissime a livello emotivo, nel suo voler incitare alla comprensione quanto al rispetto per il diverso e dell'ambiente, tramite un apparato visivo originale quanto anti-convenzionale, nel rappresentare lo scontro tra cristianesimo ed il paganesimo di una foresta che vorrebbe vivere secondo le proprie regole, divenendo punto d'incontro per due ragazzine differenti per mentalità ed aspetto fisico, ma alla ricerca di un posto a cui appartenere. Terza nomination agli oscar miglior film d'animazione andata purtroppo a vuoto, premiando quella robetta di Soul (2020) della Pixar, però il tempo saprà sicuramente riconoscere il valore di questo capolavoro del cinema.

 

scena

Wolfwalkers - Il popolo dei lupi (2020): scena

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