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La proprietà non è più un furto

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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La recensione su La proprietà non è più un furto

di tafo
8 stelle

Per avere non bisogna essere e per essere non bisogna avere.

Il cinema di Petri è il ghigno sulla commedia all’italiana, la deformazione grottesca senza salvezza ne redenzione. L’avere prima dell’essere è una perversione che rende possibile regolare tutto con il denaro, per chi lo possiede soddisfare tutti i suoi bisogni. Chi non ha è invidioso di chi ha ed è disposto a molto se non a tutto per arrivare più vicino possibile a quest’ultimi. I ricchi vogliono avere sempre di più in qualunque modo questo sia fattibile se legale meglio. I poveri vivendo onestamente non arricchiranno mai e solo rubando le cose dei ricchi potranno possederle almeno temporaneamente, anche se quelle stesse sono state ottenute quasi sempre poco onestamente. Chi ha può comprare tutto, anche una donna per usarla per il proprio piacere sessuale,  i rapporti sono sempre più economici e sempre meno umani  e gli oggetti che possiedi li devi difendere ad ogni costo. Il nostro ci dice che non solo dietro ogni fortuna si nasconde un crimine ma anche davanti. La sfida del nostro povero ex-ragioniere che conta i soldi degli altri anche se allergico al denaro, non si può risolvere con della carne. Total provoca il macellaio benestante mettendo in pericolo quello che ha, mette  a rischio anche quello che è. Total non si fa corrompere, non sarà mai come l’altro, ruba non per arricchire ma per svelare il meccanismo malato del sistema per cui il vero crimine dovrebbe essere prima fondare una banca e solo dopo tentare di derubarla. Film diretto e concreto che lascia senza fiato , non da scampo a chi vuole vivere fuori dal capitalismo, dove ogni cosa è reale se appartiene a qualcuno e se c’è qualcun altro che la desidera. Opera eccessiva ma sincera, mascherata e smascherante, visionaria e simbolica.  

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