Regia di Elio Petri vedi scheda film
Eccellente manifestazione di accusa da parte dell'ultimo periodo di Elio Petri, in genere quello più contrattaccato con incomprensioni e sottovalutazioni: da par mio apprezzo la volontà di gettar luce (od ombre cupe) sul meccanismo del denaro, della mercificazione, dell'arrivismo, dell'avarizia, o dell'invidia ecc. con tutte le contraddizioni inerenti. Ciò che amo infatti maggiormente di Petri è il suo stile registico insinuante, spesso visionario e freddo, cupo e al limite dell'apocalittico (vedere soprattutto Todo modo), nonché il suo carattere grottesco, sarcastico, acido, nevrotico, acuminato (qui con un eccezionale e inquietante Flavio Bucci, affetto da nevrosi del denaro). Bellissimi e sinistri gli interventi dei singoli personaggi diretti al pubblico e immersi nell'oscurità più lucida e vuota. Ugo Tognazzi è ancora mostro di bravura e di arrogante turpitudine ma anche il resto del cast è ottimo.
Ottima la musica secca, nevrotica e frusciante di Ennio Morricone.
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