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La proprietà non è più un furto

Regia di Elio Petri vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La proprietà non è più un furto

di axe
7 stelle

Total è un impiegato di banca tanto insofferente al denaro da essere quasi allergico alle banconote, che maneggia indossando guanti. La sua ostilità si sposta dalla moneta ai suoi accumulatori; prende di mira un facoltoso cliente dell'istituto di credito ove lavora, di mestiere macellaio, invischiato in diversi affari al limite ed oltre la legalità, perseguitandolo con furti via via più importanti, anche facendosi aiutare da Albertone, un "onesto" topo d'appartamento. Finale tragico per diversi tra i personaggi. In "La Proprietà Non E' Più Un Furto", il regista Elio Petri affronta il tema del possesso e del suo strumento per eccellenza, il denaro. C'è chi ne è ossessionato in avversione - Total - chi in affezione - il "Macellaio" - e chi nè è vittima; Albertone, Anita, compagna suo malgrado dell'imprenditore, il poliziotto che dirige le indagini circa i reati subiti dall'uomo. Altro elemento che accomuna alcuni personaggi è la propensione al rubare. Chi riesce meglio in tale attività è il "Macellaio"; l'uomo, interpretato da un Ugo Tognazzi esplosivo, irruento, strabordante, è contraddistinto da un'avidità senza limiti. Trae guadagno da molteplici attività illecite, dal frodare sul peso degli alimenti che vende a pagare in nero i suoi dipendenti, passando per l'abusivismo edilizio e le macellazioni clandestine. Sfrutta i proventi del suo malaffare per incrementarne la portata; tiene con sè Anita, costretta alla sottomissione da necessità economiche, per sfogare i suoi istinti sessuali. E' pertanto l'"obiettivo perfetto" per Total, contabile figlio di contabile che si ribella disordinatamente al proprio destino ed al sistema, rimanendone infine vittima. Total lo perseguita, dapprima con piccoli furti, successivamente tentando di sottrargli Anita. Il "Macellaio", inizialmente, non è in grado di opporsi. Pur sapendo chi è il suo nemico, non può chiedere più di tanto alle Istituzioni, poichè egli, per primo, le teme, data la vastità dei suoi traffici illeciti. Infine, reagisce, fino alla sconfitta, fisica e morale, del proprio avversario. Vittima incidentale di questa contesa è Albertone, l'unico ladro "dichiarato" - memorabile il suo elogio funebre pronunziato dal "collega" Paco (Gigi Proietti) - il quale ruba nell'accezione più tradizionale del termine. L'epilogo del racconto vede trionfare il "Macellaio"; sbaragliati gli avversari, rese inerti nei suoi confronti le Istituzioni, può perseverare. Non è libero di farlo, poichè anch'egli è vittima di una costrizione. La smania di possesso non gli lascia scampo. E' destinato a cercare, senza mai raggiungere, la soddisfazione nell'accumulo, pur se ciò gli porta solitudine, odio o ipocrita benevolenza. Il pessimismo del regista non emerge solo da una conclusione del racconto che vede il trionfo del personaggio più sgradevole; ma anche dal ruolo, in tutto ciò, della società che lo circonda. Il "Macellaio" si nasconde dietro il paravento di una onesta attività imprenditoriale - che esercita con una non comune dedizione sotto l'aspetto operativo, quello della macellazione degli animali - per sfruttare ogni aggancio, ogni falla lasciata aperta dalle Istituzioni, che sa infine rendere sue complici. Non è ne' un "pregiudicato", come Albertone, ne' un "disadattato" come Total, ne' una persona che "si vende", come Anita. Eppure è il peggiore di tutti. Tra gli attori, oltre ad Ugo Tognazzi, sono degne di nota le presenze di Flavio Bucci nel ruolo di Total e la brava e sensuale Daria Nicolodi nel ruolo di Anita. Tonalità grottesche ed un'impostazione teatrale - alcuni monologhi dei personaggi interrompono l'azione - caratterizzano quest'opera di Elio Petri, considerata terzo episodio della "trilogia della nevrosi", dopo "Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto", dedicata alla nevrosi del potere, e "La Classe Operaia Va In Paradiso", dedicata all'ossessione per il lavoro. Il regista, in quest'occasione, è meno preciso nell'esposizione. I confini tra i temi trattati sono più evanescenti, è necessaria un'intensa riflessione per operare una sintesi. Infine, il pensiero del regista romano emerge con forza. La sua critica evidenzia come nella società contemporanea, il puro e semplice possedere prevalga sull'essere, e sia, di fatto, assecondato e quasi incoraggiato. Un film complesso, gradevole per la sola, ottima, interpretazione di Ugo Tognazzi, ma in grado di offrire molto di più se analizzato con pazienza ed attenzione.

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