Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Ero tentato alla visione del film sia per la regia di Salce, che si è rivelata maestosa come sempre, sia per il ruolo da co-protagonista di Luigi Tenco il quale mi ha lasciato insolitamente colpito. Rari, se non addirittura rarissimi, sono stati i ruoli memorabili dei cantanti di un'Italia che ai tempi aveva già partorito i suoi primi musicarelli. Ma devo essere sincero: qui Tenco, assieme alla protagonista Donatella Turri, ha svolto un ottimo lavoro regalando al pubblico una perspicace e realistica rappresentazione dello specchio del paese durante gli anni 60', con evidenti disagi sociali riferiti al ruolo della donna, alla sua impossibilità di ottenere un lavoro fisso ma anche delle torture psicologiche che ella deve subire con i suoi familiari i quali, oramai attorniati dalla manipolazione televisiva, decidono di non ascoltarla quasi come ad escluderla. Il film ha, come già accennato prima, una regia sì lineare ma padroneggiata con maestria: vanno ricordate le inquadrature che descrivono le amarezze della protagonista, del mondo sbagliato che non vuole accogliere le sue volontà, ma soprattutto del suo amico comunista dall'animo pessimista (interpretato da Tenco) che, nonostante a primo impatto non la reputi importante, comincia ad abbassare la cresta non appena si inizia a parlare di incongruenze sul mondo del lavoro e dei lavoratori medi. Degna di nota anche la colonna sonora firmata Ennio Morricone.
Film da non sottovalutare.
8.
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