Regia di Luciano Salce vedi scheda film
Mi riesce difficile classificare questo film come commedia. Le vicende attraversate da Rossella, splendida ragazza appartenente ad una famiglia piccolo-borghese di Roma, sono decisamente drammatiche. La società che la circonda e gli uomini che incontra sono quanto di più cinico e crudele in cui la malcapitata potesse incappare. Siamo all’inizio degli anni ’60, il boom c’è, ma è economico, non certo sentimentale. Il maschilismo è imperante con tutta l’ipocrisia e le falsità che lo caratterizzano : false promesse, finta galanteria, viscido interessamento da parte di personaggi meschini e sessualmente frustrati, nell’assurda speranza di ottenere le grazie della loro preda. Quest’ultima è inizialmente ingenua, impara poi a difendersi ma, più che vincere, finisce con il rassegnarsi ad essere una donna dei suoi tempi. La famiglia da cui vuole liberarsi è deprimente quanto soffocante. Ambiente bigotto, reazionario, nostalgico del fascismo, inneggiante alla recente sciagurata esperienza del governo Tambroni (monocolore DC con appoggio esterno del MSI). Fuori dalle mura domestiche la attendono personaggi non meno inquietanti, da truffatori a sedicenti uomini d’affari, fotografi e giornalisti senza scrupoli. Nel corso delle sue peripezie, Rossella potrà fidarsi soltanto di due persone. Da un lato, il suo giovanissimo fratello, gay ante litteram nei modi e nelle rivendicazioni libertarie. In famiglia viene visto come una specie di sottoprodotto dell’umanità, alla stregua di quella svitata della sorella che si è messa in testa di trovare lavoro anziché marito. Dall’altro, un ragazzo incontrato per caso (Luigi Tenco in una delle sue rarissime incursioni cinematografiche), comunista ortodosso e idealista. Saprà esserle vicino, rispettarla e consigliarla, senza avere però alcunché di concreto da offrirle. Finale aperto e sconsolato. Altro che commedia ! Luciano Salce realizza a mio avviso uno dei suoi film più amari e realistici. Della commedia conserva il taglio delle scene organizzate a siparietto, sceglie attori abituati al ruolo di caratteristi, lascia spazio a battute in romanesco d’antan, ma solo in sottofondo. Notevoli alcune anticipazioni di temi all’epoca ancora embrionali e che giungeranno fino ai nostri tempi, dalla succitata questione omosessuale, alla rivalità Nord – Sud, passando per la sfiducia popolare nei partiti politici. Bianco e nero eccezionale ma bisognoso di un restauro e Roma fotografata in tutta la bellezza di quegli anni. Ennio Morricone firma una colonna sonora assai modesta, mentre Luigi Tenco interpreta la splendida « Ballata dell’eroe » di Fabrizio de André. Fugacissima apparizione di Ugo Tognazzi in una delle scene iniziali. Un’opera di Luciano Salce secondo me trascurata e da rivalutare.
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