Regia di Luciano Salce vedi scheda film
“La cuccagna” sembra lo strascico del neorealismo, privato dell’intervento dell’arte e con qualche greve spunto da commedia all’italiana. In questo film il caotico e squallido rovescio del boom economico sembra unirsi alla decadenza del cinema nostrano: le idee stridono e la storia scricchiola, mentre la satira sogghigna e strepita, senza però arrivare a mordere. L’Italia degli anni ’60 è presentata come un confuso cocktail di furfanteria ed idealismo, in cui manca del tutto la cultura, mentre la superficialità e l’improvvisazione regnano sovrane. Certo il messaggio perde di vigore se è affidato ad una serie di improbabili macchiette ed alla figura un po’ sbiadita della giovane Rossella, che mal si barcamena in un mondo di uomini invariabilmente affetti da arrivismo e maschilismo, con le sole eccezioni del fratello omosessuale, dell’amico comunista e di qualche soggetto povero di spirito. Così l’intento provocatorio si incaglia nei luoghi comuni, tra la passione italica per i telequiz e l’incomprensibilità dell’arte moderna. La prevedibilità e la ripetitività alla lunga stancano, anche perché non c’è nulla, in questa piatta antologia di situazioni surreali, che sappia suscitare ilarità o amarezza.
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