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La cuccagna

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La cuccagna

di Dany9007
7 stelle

Come altri registi anche Salce si cimenta in un ritratto caustico del boom economico prendendo come protagonista una diciottenne attraente e, giustamente, ingenua, che nel tentativo di entrare nel mondo del lavoro viene scaraventata nel tra impieghi alienanti (o inesistenti) ma soprattutto bistrattata tra personaggi grotteschi e melliflui. Da una parte Salce riesce a graffiare bene nel rappresentare una società che si stava “rimbambendo” davanti a Carosello o Mike Bongiorno (la famiglia di Rossella passa così le serate e anzi non si accorge di ciò che ruota attorno, proprio assorbita dal tubo catodico), dall’altra il meccanismo quasi a episodi che struttura la vicenda alla lunga risulta ripetitivo e abbastanza prevedibile: sappiamo sin da subito che le promesse dei vari personaggi incontrati da Rossella sono elaborate solo al fine di ottenere dei favori sessuali. Peraltro proprio il sesso sembra l’unico elemento che possa fungere da lasciapassare per una giovane e bella ragazza priva di esperienza lavorativa. Alcuni personaggi sono però azzeccati, il più divertente è senz’altro il dottor Visonà, uno straripante Giuseppe D’Orsi che si cimenta in mile iniziative rocambolesche senza concludere nulla (se non di finire in manette), che peraltro è anche l’unico verso cui Rossella arriva quasi a provare un’attrazione ma da lui non ricambiata. Altri personaggio sono un po’ macchiettistici, verrebbe da dire dei mostri, per citare la definizione del film di Risi che sarebbe uscito l’anno successivo, e cercano di rappresentare le varie anomalie del momento: i pubblicitari in cerca di ispirazione per uno slogan efficace, l’avvocato che vive in uno studio vuoto nel ricordo di una donna, il maneggione che adesca i turisti per spillar loro soldi ai night romani, il set fotografico in cui vengono scattate foto “a tradimento” nei camerini, l’industriale del nord feroce nei confronti dei baraccati con l’antenna per la TV ma senza il bagno. L’analisi più ad ampio raggio del momento economico del paese viene lasciato al personaggio di Giuliano (Luigi Tenco), dalle idee anarchiche che contesta un paese che si stava motorizzando a base di Alfa Giulietta e Maserati (una di queste guidata da Ugo Tognazzi che appare in un cameo) o persino dagli yatch. Ma Giuliano sembra avvertire il pubblico: l’albero della cuccagna esiste solo per qualcuno (ossia coloro che già fanno parte dell’alta società) mentre le persone comuni si allontanano su un autobus affollato. Più innovativa è invece la rappresentazione della famiglia di Rossella, oltre alla sempre più costante dipendenza per la TV emergono anche le contraddizioni tra un cognato missino e nostalgico e, abbastanza coraggioso per l’epoca, il ritratto di un fratello palesemente omosessuale che risulta l’unico confidente di Rossella e altrettanto spaesato in un contesto che non lo può accettare per quello che è. Bravissima la protagonista (e di una bellezza squisita), la diciassettenne Donatella Turri che ebbe una carriera molto breve.

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