Regia di Hu Guan vedi scheda film
Il film all'inizio è promettente, crudo, spietato, freddo, come i cinesi sanno essere, non si percepisce sentor di retorica, giusto quel tantino di patriottismo ampiamente giustificato dal soggetto della pellicola. Con il procedere della narrazione le cose si guastano, la confezione diviene sempre più spettacolare, la fantasia si scatena, vedi l'episodio dei samurai che entrano dal canale sotterraneo, e sfocia nel ridicolo, come l'ecatombe provocata dall'ostinazione nel tenere innalzata la bandiera. Nel frattempo non si contano i morti dall'una e dall'altra parte, cadaveri come se piovesse. Il modo in cui la verità storica viene distorta, alterata, violentata è preoccupante e minaccioso, ed è in linea con la tendenza della Repubblica Popolare Cinese di soffocare il dissenso, fagocitare la libertà, negare il diritto di esprimere la propria opinione. La prima discrepanza è del tutto lecita: i soldati cinesi impegnati nella difesa del magazzino Sihang erano in realtà quattrocentoquattordici (414), ottocento (800) fu il numero che il colonnello Xie Jinyuang, che guidava la difesa dell'edificio, diede ad una giornalista per scoraggiare indirettamente gli attaccanti giapponesi. Non si fa mai menzione di Chiang Kai-shek, per ovvie ragioni politiche. Invece della miriade di morti durante tutto il film, nella realtà i difensori cinesi uccisi durante i quattro giorni furono solo dieci, e dieci furono i feriti durante l'attraversamento del ponte per la ritirata nella notte tra il 31 Ottobre e il 1° Novembre, che invece nel film è una strage. L'attacco col gas tossico, l'iprite, descritto nel film, nella realtà non ebbe mai luogo, proprio per non causare vittime nelle concessioni degli stati occidentali. Ciò che il film invece non dice, è che tutti i soldati cinesi che raggiunsero le delegazioni occidentali furono fatti prigionieri dagli inglesi, e che il colonnello Xie Jinyuang venne ucciso durante la prigionia da quattro dei suoi stessi "eroi" pagati dal governo collaborazionista di Wang Jingwei. E' un'interessantissima pagina di storia trattata in modo eccessivamente disinvolto, strizzando l'occhio da una parte alla spettacolarità in funzione commerciale, dall'altra a Xi Jinping.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta