Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film
Sequel, seppur atipico, de Moschettieri del Re: la Penultima missione, sempre di Veronesi, e pensato per essere un film di Natale ma anche per essere visto al cinema, data la situazione e l’impossibilità di una sua uscita nelle sale Sky e Vision Distribution hanno infine deciso di una sua distribuzione in streaming, mettendolo in onda, come un regalo da scartare sotto l’albero, proprio il 25 Dicembre su Sky (e rendendolo poi disponibile on demand anche su Now TV).
Ancor più del suo predecessore, di cui riprende la stessa squadra di interpreti, ad eccezione di Sergio Rubini impegnato in un’altro set (riciclato però come voce narrante), ma anche lo stesso team tecnico dietro le quinte (ad eccezione di Tonino Zera sostituito da Paki Meduri), la pellicola di Veronesi si rivela come una favola per bambini e una metafora, anche parecchio didascalica, invece per i più grandi, ponendo la sua maggiore enfasi nel potere del racconto inteso non solo come fuga dalla realtà (e quindi legato a filo doppio ai nostri giorni) ma anche come strumento di ribellione contro quei preconcetti che ci costringono, consapevolmente o meno, a seguire i dettami del momento.
Al netto dell’origine letteraria transalpina (piuttosto frammentaria e, in definitiva, trascurata o lasciata da parte se non per i personaggi principali) i riferimenti maggiori, anche cinematografici, sono però per la Commedia dell’Arte italiana e, soprattutto, per L’armata Brancaleone (e relativo seguito) di Mario Monicelli, nume tutelare e grande ispirazione del progetto e di Veronesi, che riprende un film in costume senza alcun riguardo, narrativo e concettuale, per l’accuratezza storica se non per l’intenzione di creare un universo alternativo ispirato però, in questo caso, dalla fantasia di un bambino e quindi paradossale e divertito, in parte picaresco o addirittura revisionista nel suo disinibito entusiasmo di fanciullo.
Purtroppo però è proprio questa sua approssimazione a creare qualche problema di troppo.
Soggetto e sceneggiatura non sono certo irreprensibili, anzi l’impalcatura è fragile, per non dire inesistente, manca un’ossatura narrativa sostituita da un semplice canovaccio che lega insieme ogni singolo siparietto o sketch ma privo di una propria coerenza o di stile, sfruttato esclusivamente per sostenere l’improvvisazione e la verve comica dei suoi protagonisti.
Che si rivelano poi il punto di forza di una pellicola che, farraginosamente, si regge sulle loro spalle.
E se Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea e Rocco Papaleo ripropongono, ormai assuefatti al ruolo, i loro moschettieri con lo stesso vigore, entusiasmo e ironia (come di ritorno è anche Margherita Buy con la sua Regina Anna) é dalle nuove entrate che arrivano le maggiori sorprese.
Dall’acrobatica Giulia Michelini, improbabile oracolo di derivazione steampunk, incrocio tra la Sibillla Cumana, il navigatore satellitare e Alexa che risponde al nome (originale) di TomTom ad Anna Ferzetti, moglie di Favino e Regina e villain da favola che condivide con il consorte una passione (letteralmente) animalesca.
Guido Caprino interpreta invece un Cyrano de Bergerac rivoluzionario e anti-monarchico.
Presenti anche i camei di Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro e casellante/venditore salentino di meloni e un quasi irriconoscibile Adriano Panatta, improbabile ciambellano di corte dall’orribile parrucchino.
Di buonissimo livello è invece la confezione tecnica di cui è evidentissimo lo sforzo produttivo della produzione, dalla fotografia e dalle luci di Tani Canevari alle scenografie di Paki Meduri fino ai costumi di Alessandro Lai.
VOTO: 5,5
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