Regia di Carlo Lizzani vedi scheda film
La vita a via del Corno, microcosmo popolare nel centro di Firenze, fra gli ultimi rigurgiti dello squadrismo e l’affermazione del regime. Da ragazzo ho adorato il romanzo di Pratolini, quindi è quasi inevitabile che il film non mi sembri della stessa altezza; però bisogna riconoscere che, pur semplificando molto (cosa inevitabile, con un libro di 500 pagine), ne sa tradurre in immagini l’animata coralità: l’unico sacrificio grave riguarda i personaggi di Aurora e Otello, che vengono completamente tagliati. Il resto c’è tutto: il semplice eroismo di Maciste, il traviamento e la redenzione di Ugo, l’educazione sentimentale e politica di Mario, la melliflua arroganza dei potenti (Carlino e la Signora), il ciabattaio Staderini che fa da coro. L’apice emotivo si tocca con la Notte dell’Apocalisse e con la morte di Alfredo per le ferite riportate in un pestaggio: a un decennio dalla caduta del fascismo il sangue delle vittime era ancora abbastanza fresco da far commuovere sulla loro sorte. Sorte che accomuna un antifascista militante, preparato a rischiare la pelle, e un tranquillo borghese amante del quieto vivere, che solo alla fine si rende conto di aver sbagliato: così diversi tra loro, entrambi rimangono esclusi dalla terra promessa, da quella libertà che nell’Italia del 1926 sembrava tanto lontana.
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