Regia di Massimo Manuelli vedi scheda film
Episodio del ciclo "Il fascino dell'insolito", solo vagamente ispirato al racconto omonimo di Ambrose Bierce. La mano in sceneggiatura di Franco Ferrini (in seguito collaboratore di Dario Argento) ridimensiona l'aspetto "fantastico" in favore di una deriva gialla e/o razionale.
L'avvocato Gioele (Mario Valdemarin) finge un viaggio d'affari per restare, invece, in città e spiare i movimenti della moglie Giulia (Eva Axén), della quale sospetta un probabile tradimento. Ipotesi del tutto infondata, dato che Giulia risulta essere totalmente fedele. Ma proprio mentre Gioele, osservandola di nascosto dalla finestra di casa, dissipa ogni dubbio sul comportamento coniugale della moglie, assiste all'azione furtiva di un ladro. Penetra nell'appartamento, compiendo poi un errore fatale arrivando ad uccidere Giulia. Le indagini di un commissario (Rodolfo Traversa), visti gli indizi lasciati dal ladro, inducono a ritenere plausibile l'omicidio per furto. Tormentato, ma al tempo stesso incapace di affrontare la responsabilità delle proprie azioni, Gioele abbandona a sé stessa la piccola figlia Sara. Passano gli anni, durante i quali Gioele, convertitosi in consulente finanziario, ha raggiunto un'invidiabile posizione sociale. Ma lo spettro di Giulia, se non altro sempre più spesso presente nei suoi pensieri, non lo abbandonerà mai più.
Ambrose Bierce (1842 - ? scomparso nel 1914)
Il racconto The Moonlit Road (Ambrose Bierce, 1907) - già ispiratore del romanzo Rashomon and In a Grove, quindi anche del capolavoro Rashomon (Akira Kurosawa, 1950) - è alla base di un'altra liberissima rivisitazione che, in realtà, ne stravolge completamente l'assunto (riportato come sinossi nella scheda di Film TV). Alla seconda stagione de Il fascino dell'insolito, nella quale peraltro subentra il colore, Biagio Proietti cede la penna a Franco Ferrini e Massimo Manuelli: il primo, sceneggiatore di talento più volte all'opera per Dario Argento, è qui praticamente alle prime scritture, avviate in precedenza con un paio di interessanti contributi (Poliziotti violenti ed Enigma rosso [1]); il secondo, invece, è agli esordi dietro la macchina da presa, destinato a una carriera di breve corso che si consuma nella successiva realizzazione di un documentario e un solo film d'autore: L'addio a Enrico Berlinguer (1984) e Una notte, un sogno (1988). Proprio la presenza di Ferrini ai testi, potrebbe essere motivo di deriva verso una trama vagamente gialla, comunque più razionale e realistica rispetto al racconto originale di Bierce. Se si esclude il frame finale, La strada al chiaro di luna può benissimo essere descritto come "la storia di un uomo sfortunato" (ontologicamente, in risposta alla pleonastica domanda formulata dal protagonista, dopo aver perso alla roulette di un casinò: "Esiste la sfortuna?"), vigliacco forse, certamente anche omicida, magari solo per errore. Considerato altrove un episodio minore del ciclo, in realtà presenta più motivi di interesse. A cominciare dalla presenza di Eva Axén (la Pat di Suspiria) che, oltre ad offrire un veloce, ma integrale, nudo frontale, dimostra di saper dare adeguato spessore al carattere innocente della moglie innamorata; per proseguire con l'impressionante interpretazione di Mario Valdemarin, attore di grande carisma, rimasto insolitamente legato al solo circuito televisivo. Di rilievo, inoltre, l'apporto cupo e inquietante offerto dalla colonna sonora composta da Nicola Bernardini e Giovanni Nebbiosi, a base di sintetizzatore, chiaramente in debito con le sonorità musicali dei Goblin. Visivamente arricchito da una più ampia varietà di location e scene in esterni (altra sostanziale differenza rispetto alla prima stagione), La strada al chiaro di luna scorre piacevolmente, riuscendo a farsi seguire con attenzione e interesse grazie agli inopinabili sviluppi di una storia piuttosto ambigua, animata da personaggi in grado di compiere azioni, logicamente, incomprensibili. Quasi mai prevedibile, ad esempio, il comportamento del protagonista, che si esprime con poche parole, facendo ricorso al linguaggio del corpo, ad ambigue espressioni non verbali. In conclusione il punto di forza di questo episodio è proprio dato dalla sua originalità, dal modo in cui prende le distanze, anche e soprattutto in termini di genere, dal racconto originale di Bierce. Un episodio perfetto nella sua minimalista, ma curata e ben composta per l'epoca (1981), sintassi audio-visiva. Manuelli e Ferrini hanno dimostrato di essere in grado di saper gestire ottimamente lo spunto iniziale - pur dandogli ampio respiro, rendendolo vago e soggettivo, interpretabile attraverso differenti punti di vista (razionale e fantastico) - puntando a narrare prevalentemente per immagini e suoni, evitando dialoghi inutili e tralasciando parole povere.
NOTA
[1] Dal film diretto da Alberto Negrin - Enigma rosso - Ferrini sembra subire una certa influenza quando gira il suo unico lungometraggio da regista: Caramelle da uno sconosciuto (1987).
Il fascino dell'insolito - La serie completa
STAGIONE 1 (1980)
- 1. La mezzatinta
- 2. La stanza n. 13
- 3. Piccolo assassino
- 4. Veglia al morto
- 5. Miriam
STAGIONE 2 (1981)
- 1. La strada al chiaro di luna
- 2. La casa della follia
- 3. Impostore
STAGIONE 3 (1982)
- 1. La tortura della speranza
- 2. La scoperta di Morniel Mataway
- 3. Vampirismus
- 4. La cosa sulla soglia
"Il rimorso non è mai per azioni che abbiamo commesso o che non abbiamo commesso; non è per ciò che facciamo; bensì per ciò che fummo, siamo e fatalmente saremo: non riguarda soltanto il passato, ma anche il futuro."
(Mario Soldati)
La strada al chiaro di luna (Massimo Manuelli, 1981) - Clip
F.P. 27/03/2023 - Versione visionata in lingua italiana su RaiPlay (durata: 52'22")
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