Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Siamo sicuri che il gran bollito del titolo sia quello che prepara la fattucchiera Lea, trasformando le amiche in biscotti al sangue e saponette, e non il calderone nel quale bruceranno milioni di giovani vite di tutto il mondo nella Prima Guerra Mondiale? Qualche critico ha negato alla Lea di Bolognini e Shelley Winters la dignità di un altro Monsieur Verdoux, ma, personalmente, non vedo perché si debba negare il diritto, a lei, dotata tra l'altro del dono della preveggenza, di paventare il massacro nel quale l'ancien regime sta per di più gettando il suo agognatissimo figlio. Questo aspetto, è anzi, secondo me, quello più apprezzabile di un film tutto sommato irrisolto in un eccesso di grottesco, dovuto anche alla scelta di far interpretare il ruolo delle tre vittime di Lea da tre attori maschi, scelta che non premierò mai con il mio consenso, visto che aborrisco, nei film (salvo rarissime eccezioni), gli uomini che recitano parti femminili. Per il resto, va detto che gli attori fanno la loro degnissima figura, in particolare Shelley Winters, Mario Scaccia (che ha sguardi da grande attore teatrale qual è) e Milena Vukotic (la servetta mentecatta). (24 luglio 2007)
Lea è una fattucchiera meridionale che, nei primi anni del Novecento, emigra a Bologna per gestire un banco lotto insieme al marito. Lea ha un passato tragico, di quattordici aborti, prima di essere riuscita ad avere l'agognato figlio Michele, studente, ormai in età di naja. La donna è affabile, prevede il futuro ed ha buoni consigli per tutti: dopo che il marito è rimasto paralizzato per un colpo apoplettico, diventa amica di tre zitelle senza figli (e per questo le considera persone inutili) e le fa fuori, facendo poi scomparire i cadaveri in un calderone pieno di soda caustica. Quando il figlio verrà richiamato per andare in guerra (la Grande Guerra), a Lea darà ancor più di balta il cervello e tenterà di ammazzare anche Sandra, la fidanzata di Michele, una ballerina che rischia di portarle via il figlio.
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