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Gran bollito

Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film

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La recensione su Gran bollito

di maghella
8 stelle

Dopo aver fatto a pezzi il cadavere, mettevo la caldaia sul fuoco la sera alle ore 19 e per tutta la notte la lasciavo andare, fino alle 4 del mattino. Il calderone conteneva 5 chili di soda caustica in ebollizione. I pezzi non adatti alla saponificazione, deposti in un bidone a parte, li versavo un po' nel gabinetto, e un po' nel canale che scorre vicino casa mia. Finita l'operazione, mi accorsi che nel sapone c'erano dei pezzi più duri. Erano delle ossa che non ero riuscita a saponificare, ma che pure erano diventate fragilissime, tanto che si dissolvevano a toccarle. Il sangue di solito lo riunivo in marmellata con cioccolato, aromi di anice e vaniglia, oppure garofano e cannella. Qualche volta in queste torte, che offrivo alle mie visitatrici, ci mettevo anche un pizzico della polvere ricavata dalle ossa delle morte”

 

Questa la vera confessione di Leonarda Cianciulli, più nota come “la saponificatrice di Correggio”, che tra il settembre 1939 e la fine del 1940 uccise e fece sparire i corpi saponificandoli di tre donne, sue amiche e clienti.

 

Il film ”Gran bollito” riprende la storia della Cianciulli, e modificandola in alcuni punti, la narra con un linguaggio grottesco, ma efficace.

Shirley Winters interpreta Lea, una donna che dopo numerosi aborti, riesce ad avere un unico figlio maschio, e per paura che possa partire per la guerra, inizia a fare sacrifici umani, utilizzando le sue amiche come vittime.

Il film appare subito cupo, nella casa da strega di Lea, e nonostante il personaggio di lei sia accattivante e simpatico, il clima di oppressione è palpabile, pare di sentire ogni odore che proviene dal pentolone fumante, sempre in ebollizione.

Lea fa saponi, fatture e tarocchi alle numerose amiche, che si affidano a lei con incredibile fiducia, confidandole ogni segreto, mentre mangiano pasticcini gustosi dagli ingredienti misteriosi. Tutto questo mistero invece di insospettire chi le sta accanto, fa sì che si crei intorno a questa donna dalla faccia bonaria e dalle mille virtù, ogni tipo di simpatia.

Le tre amiche che diventeranno presto saponette, sono interpretate da tre bravissimi attori: Max Von Sydow, Renato Pozzetto e Alberto Lionello.

La scelta all'inizio mi sembrava incomprensibile, invece poi ho capito che proprio perché le tre zitelle sono donne senza figli e sole, risultano agli occhi di Lea inutili e quindi sacrificabili.

I tre attori una volta morti come personaggi femminili, ritornano nelle vesti di personaggi maschili che sapranno incastrare Lea e farla catturare. Una sorta di vendetta, che si ritorce contro alla strega.

 

Michele, il figlio amatissimo, partirà lo stesso per la guerra, e Lea si rende conto che soltanto uccidendo la sua fidanzata, potrà liberarlo dal maleficio che lo sta allontanando da lei...Ma la notizia dello stato di gravidanza della nuora, fermerà la mano omicida, e finalmente il sacrificio umano ha termine.

 

Una storia bellissima e macabra, che parla di un dolore antico e viscerale, quello della perdita di un figlio. La Winters è bravissima, veramente nella parte, riesce ad avere la doppia personalità che il personaggio necessita, e risulta una strega credibilissima. La cucina di Lea è come un teatro degli orrori con tanto di sipario e quinte, che mostra il sacrificio umano delle ignare e fiduciose amiche in modo davvero crudele.

Un cast di grande livello per questo film, che non conoscevo, e con una punta di orgoglio faccio notare come la brava Shirley Winters proprio in Italia ha trovato nel 1977 con “Un borghese piccolo piccolo” e con “Gran bollito” forse le sue ultime grandi prove di attrice, dato che in seguito ha fatto pellicole di poco rilievo, e che male sono riuscite a valorizzare le grandi doti di questa attrice così talentuosa.

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