Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Felice, divertente e un po' surreale commedia relazionale ambientata in una Puglia dalle cromature grottesche e le atmosfere della malavita buffa, il film è un tipico affresco familiare nel solco della restante filmografia della Comencini e probabilmente, accanto a Matrimoni, la sua migliore esperienza sul grande schermo. Scritto senza il timore di giocare con gli stereotipi del genere, abitato da personaggi finemente disegnati e situazioni talvolta esilaranti (Placido che racconta come il padre ha fatto fuori il maestro elementare), Liberate i pesci (battuta allusiva di Placido) dimostra la confidenza dell’autrice con gli ambienti provinciali, in cui può esprimere con sobria ironia le corde più allegre del suo talento spesso frenato dal contenutismo e dal didascalismo: qui coglie l’occasione per destreggiarsi con la pacchianità del lusso sfrenato e il ridicolo mecenatismo dei criminali da operetta. Ben assistita da un cast in cui val la pena citare almeno la grande comprimaria Lunetta Savino ed Emilio Solfrizzi.
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