Regia di Alan Parker vedi scheda film
Questa volta, quasi quasi ci speravo: che Alan Parker facesse un bel film. In fondo, uno dei suoi titoli più riusciti è “The Commitments”, storia proletaria dublinese tratta dal romanzo di Roddy Doyle. E “Le ceneri di Angela” nasce dal romanzo di Frank McCourt, certo più tragico di quello di Doyle, ancora più proletario, ambientato nella miseria irlandese dagli anni ’30 ai ’50, ma anch’esso percorso da un sogno (tornare in America, alla Statua della Libertà) e illuminato, nonostante i lutti e le miserie, da un’istintiva vitalità. Invece, purtroppo, la vita si è perduta nel passaggio dal romanzo al film: i lutti succedono ai lutti senza nessun brivido, gli orrori di stampo dickensiano rievocati dalle immagini si stingono nell’ostinata, fatua costruzione dell’insieme, i personaggi non arrivano mai a uno spessore profondo. La mamma Emily Watson resta un fantasma che muove la vita di famiglia senza vera passione; il padre Robert Carlyle è più che altro uno stereotipo di padre assente; le figure di contorno appaiono e scompaiono con una certa confusione narrativa. Il tutto confezionato con una ricchezza spenta e un sottofondo jazz che finisce per suonare “finto” come tutto il resto.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta