Regia di Kimberly Peirce vedi scheda film
Basato sulla storia vera di Brandon Teena, Kimberly Peirce ci racconta il suo punto di vista su una tragedia assurda determinata da una violenza di genere e da una cultura cieca che non sa riconoscere i propri limiti e le proprie storture.
Brandon Teena è un uomo transgender che però non si è ancora sottoposto all'intervento per diventare anche biologicamente un uomo. La prima scena si apre con il suo amico che gli dice che i capelli sono corti abbastanza quando Brandon gli chiede di farli più corti e l'inquadratura mostra allo spettatore una insospettabile Hillary Swank. Brandon conosce in un bar una ragazza madre, Candace, e con lei i suoi amici. Con loro c'è anche Lana e per Brandon questo è un colpo di fulmine. Brandon con la sua sensibilità superiore a quella degli altri ragazzi e alla sua delicatezza riesce poco alla volta a conquistare Lana, i due si amano, ma Brandon nasconde a Lana il proprio percorso per diventare un uomo. Questa scelta è dettata dall'amore assoluto che Brandon ha per lei: ha paura di perderla, spera di riuscire a fare l'intervento prima che lei possa scoprirlo e decidere di lasciarlo. Ma alla ricerca dell'accettazione in un gruppo di amici dove due di loro sono ex detenuti, qualche cavolata viene fatta tutti insieme e così una sera Brandon alla guida dell'auto degli amici incappa in una pattuglia della polizia e tenta quindi la fuga, inutilmente. Sarà questo avvenimento a cambiare il percorso della vita di Brandon: da un lato tutto il gruppo di amici scoprirà che lui è ancora biologicamente una donna, dall'altro Lana gli dichiara il suo amore a prescindere dal sesso biologico a cui appartiene. Purtroppo una escalation di violenza da parte degli amici dei due ex detenuti li porta a spogliare Brandon con la forza per verificare se è un uomo o no e una volta scoperto che è biologicamente una donna lo violentano a turno. La scena è violenta e raccapricciante, ma il pugno allo stomaco è ancora più forte quando Brandon dice di capire che se lo merita perché ha mentito. In quel momento tutto il ribrezzo per lo stigma che la società trasmette alimentando il senso di colpa per la propria differenza e unicità emerge prepotentemente. Brandon riuscirà a scappare e a denunciare la violenza subita, una violenza che due delinquenti hanno perpetrato ai suoi danni, ma che una società chiusa in sé stessa e nei limiti delle proprie radici culturali ha reiterato psicologicamente nel tempo su di lui. Il finale è cronaca, Brandon sarà ucciso e i suoi stupratori assassini saranno condannati, uno all'ergastolo e l'altro a morte, ma Lotter è comunque ancora vivo in attesa che la sentenza venga eseguita, a distanza di 31 anni dall'accaduto.
Kimberly Peirce è molto focalizzata sulle figure femminili: Candace è la prima amica di Brandon, Lana è innamorata e scopre un amore puro. La figura di Brandon d'altronde rappresenta il ragazzo ideale opposto ai violenti, arroganti e minacciosi John Lotter e Tom Nissen. Ma è interessante vedere come la madre di Lana cerchi di allontanare la figlia da Brandon, come lo giudichi un pervertito e sia sostanzialmente spaventata da ciò che non conosce e ignora. Le figure femminili nel film ci raccontano sicuramente un mondo impreparato, forse nel 1993 più di oggi, ma anche un mondo che attraverso la conoscenza e l'assenza di pregiudizio può cambiare. La regista del resto adatta la storia per fare emergere proprio questo punto di vista. E devo dire che su questo tema l'essere umano sembra non avere ancora fatto pace con se stesso, che abbia difficoltà ad accettare che nella varietà e impredicibilità della vita non ci sia proprio niente che possa essere catalogato come normale e che non sia possibile per l'essere umano vivere senza giudizio sulla base delle proprie percezioni e delle proprie tradizioni che non riesce a percepire con distacco e a riconoscerne i limiti.
Il film permise a Hillary Swank di vincere l'Oscar come migliore attrice nel 2000 e la storia suscitò molto interesse perché l'uscita in sala arrivò pochi mesi dopo l'omicidio di Matthew Shepard (raccontato nel film The Laramie Project del 2002) che pure aveva avuto una grande eco.
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