Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
E' un film di denuncia solido e ben costruito. Pur incentrato su un caso giudiziario, l'opera cinematografica pone l'accento su fatti che in parte sono (o si crede siano) già noti: ossia la prigione supersegreta di Guantanamo, le prigioni segrete etc. ed è un film di denuncia.
Il tema è quello - sempre attuale - della violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali dell'individuo. Il protagonista Tahar Rahim è convincente. Jodie Foster, con il suo viso rugoso e tagliato da bambina vecchia, è di consumata bravura e "fa il suo". Benedict Cumberbatch lineare ed aderente al personaggio. Non si grida al capolavoro, ma si resta comunque agganciati al film senza annoiarsi e due ore passano velocemente. Le domande sono e restano tante. L'autocritica americana - da Soldato Blu in poi - lascia perplessi e forse è ipocrita. Limitare l'intelligence e costringerla in certi perimetri anche normativi e che sono irrinunciabili capisdaldi della nostra cultura è effettivamente premiante e sufficientemente idoneo per difendere una nazione da subdoli e violenti attacchi esterni?
La ragione di Stato giustifica metodi da Inquisizione spagnola? I sospettati di atroci crimini sarebbero stati raggiunti dagli strumenti dell'ordinaria giustizia?
Le questioni ed impostazioni politiche sono ben bilanciate e, sia pure in coda, si parla della decisione di un'amministrazione diversa rispetto a quella impegnata subito dopo l'11 settembre di confermare la detenzione.
Un film senz'altro da vedere.
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