Regia di Kevin Macdonald vedi scheda film
Un Kevin Macdonald che sa il fatto suo e dirige con classe pur perdendosi in troppi rivoli narrativi ingiustificati. Una Foster eccellente e una fotografia meravigliosa rendono questo film qualcosa di arrapante come le gambe di Shailene Woodley mostrate però in altri film in cui fu assai meno castigata da tailleur, qui, da donna pudica.
Ebbene, oggi recensiamo il sorprendente e allo stesso tempo inquietante The Mauritanian, nuova opus cinematografica (attualmente distribuita da Amazon Prime) del valente e sempre più prolifico, inventivo Kevin Macdonald, lo scozzese regista, in crescendo qualitativo, di pellicole assai preziose come State of Play e L’ultimo re di Scozia.
Il quale, con questo The Mauritanian, peraltro ben accolto dalla Critica d’oltreoceano, sebbene non eccessivamente lodato, avvalendosi dell’adattamento del libro Guantanamo Diary, in fase di sceneggiatura, d’una squadra di writer di prim’ordine e di eterogenea nazionalità, cioè Michael Bronner (accreditato come M.B. Traven), Rory Haines & Sohrab Noshirvani, per due spasmodiche ore abbondanti, tesissime e decisamente compatte, oltre che avvincenti e filmate con grintoso impegno, civile e puramente cineastico, ci delizia e contemporaneamente ci angoscia, presentandoci una terribile e allucinante storia giudiziaria incredibile e raccapricciante, tratta da un evento assurdamente reale malgrado sia stato romanzato per ovvie esigenze di entertainment spettacolare.
Vale a dire quella riguardante Mohamedou Ould Slahi (Tahar Rahim), per l’appunto un mauritano che, dopo soltanto un paio di settimane susseguenti il nefasto e agghiacciante, catastrofico e tristissimamente memorabile attentato alle Torri Gemelle, avvenuto naturalmente nell’indimenticabile per noi tutti, a livello planetario, 11 Settembre del 2001, fu prelevato dalla sua terra natia e deportato nel carcere di massima sicurezza di Guantánamo per ordine del governo degli Stati Uniti. In quanto, pur in mancanza di effettive e corpose prove a suo carico, in seguito a pretestuosi interrogatori atti volutamente a incolparlo, quasi a designarlo prematuramente, potremmo dire, a mo’ di facile capro espiatorio come uno dei responsabili dell’attacco terroristico sopra dettovi, rimase in prigionia in attesa di giudizio per oltre una decade. Poiché gli apparati governativi credettero che Mohamedou fosse direttamente legato nientepopodimeno che a Osama bin Laden, dunque altresì contiguamente collegato ad Al-Qaeda. Imputandogli con prove per l’appunto, ripetiamo, del tutte circostanziali, molte responsabilità dello scellerato accaduto.
Del suo affascinante eppur mostruoso caso controverso, delicato e terrificante, se n’interessò principalmente la volitiva e inarrendevole avvocatessa Nancy Hollander (incarnata da Jodie Foster), sostenuta dal suo braccio destro e inseparabile assistente altrettanto stoica, intraprendente, coriacea e in cerca di sanissima giustizia inappellabile, Teri Duncan (Shailene Woodley). A osteggiare le due cazzute donne nella loro dura, perigliosa battaglia legale contro il moloch del granitico sistema giuridico statunitense, il leguleio militare tutto d’un pezzo di nome Stu Coch (Benedict Cumberbatch). Chi vincerà in tribunale in quest’epica disfida senza esclusione di colpi dalle morali proporzioni titaniche?
Sorretto dalla buona prova di Rahim e soprattutto di una Jodie Foster in gran spolvero (vincitrice del Golden Globe) coi capelli bianco argentati, The Mauritanian, malgrado alcune lungaggini superflue e molte digressioni abbastanza inutili, colpisce ed emoziona, in virtù d’una regia sicura ben assecondata da un montaggio calibrato e specialmente valorizzata da una maestria fotografica di natura eccelsa ad opera di un ispiratissimo Alwin H. Küchler.
Come detto, però, essendo narrativamente prolisso e pieno di flashback a volte non necessari, spesso utilizzati in forma del tutto esornativa ed estetizzante, The Mauritanian potrebbe spazientire molti spettatori desiderosi di arrivare subito al nocciolo della questione.
Jodie Foster, comunque, ritorna alla grande e la primissima parte di The Mauritanian, così come il personaggio interpretato dalla stessa Foster, ci ha ricordato la coraggiosa e allo stesso tempo spaventevole discesa all’inferno di Clarice Starling de Il silenzio degli innocenti nel manicomio criminale ove fu detenuto Hannibal Lecter.
di Stefano Falotico
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