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Il potere del cane

Regia di Jane Campion vedi scheda film

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La recensione su Il potere del cane

di 79DetectiveNoir
5 stelle

Jane Campion non è più lei, Kubrick è morto, Nietzsche anche e pure io, alla pari di Woody Allen, non mi sento tanto bene? Invece, mai stato meglio.

Benedict Cumberbatch

Il potere del cane (2021): Benedict Cumberbatch

Benedict Cumberbatch

Il potere del cane (2021): Benedict Cumberbatch

 

Wow, sono il primo su FilmTv.it a scrivere la review di questo film. Possibile che nessuno lo abbia visto a Venezia 78?
Purtroppo, la mia avventura, amici e fratelli della congrega, come dico io, è durata solo 2 giorni. Per i problemi causati da Boxol.it che ha scombinato tutte le prenotazioni degli accreditati stampa. Non vi racconto balle. Come da lettere di scusa di Alberto Barbera e degli organizzatori, infatti, è successo esattamente ciò. Un disastro, un caos riportato anche da Deadline. Cioè, pensavo di avere sbagliato sala per la proiezione di Madres paralelas. Invece no. Il PalaBiennale era semi-deserto. Ma come? Un film di apertura del festival di Cinema più importante del mondo, assieme a quello di Cannes, presentato in una sala enorme, era riempito solo a metà? Eh già. Ed è stato un miracolo. Infatti, per le proiezioni successive è ancora un casino. Da non confondere col limitrofo Casinò del Lido ove si tengono i photocall e le conferenze stampa dei registi e degli attori.
Ma il primo Settembre è andato discretamente, malgrado gli intoppi e gli scandalosi disguidi, diciamo, tecnici. Dunque, ho potuto vedere anche il film, appunto, qui da me recensito. 
Spero che vi piaccia la recensione perché questo film della Campion non mi è piaciuto. Ah ah. Dunque, sollevatemi almeno il morale, tanto io non alzerò le stellette da me assegnate a questa pellicola mediocre. Eh eh. Storia di stalloni, di stelle di sceriffi! Di tramonti stellati e di uomini cornuti, ah ah.

Ebbene, in data 1° Settembre, è stato presentato in anteprima mondiale, in Concorso alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il film Il potere del cane (The Power of the Dog).

Il potere del cane, pellicola della durata di centocinque minuti, tratta dal romanzo omonimo di Thomas Savage (da non confondere con l’identico Il potere del cane di Don Winslow), è stata per l’occasione sceneggiata dalla sua stessa regista, la veterana Jane Campion. Colei che, per circa trent’anni, detenne il record assoluto di unica regista donna ad aver vinto l’Oscar per la miglior sceneggiatura originale col suo celeberrimo Lezioni di piano.

Jane Campion che, con Il potere del cane, di nuovo stupisce or il mondo intero nel tornare dietro la macchina da presa dopo oltre una decade dal suo ultimo film, ovvero Bright Star del 2009. E che torna a Venezia a distanza, pensate, di oltre un ventennio. Quando presentò il suo bellissimo ma all’epoca assai sottostimato Holy Smoke con una stupenda, ipnotica Kate Winslet e il sempre carismatico Harvey Keitel. Già co-protagonista del succitato Lezioni di piano.

Con Il potere del cane, Jane Campion stavolta si cimenta con una storia all’apparenza poco incline alle sue corde, in quanto tutte le sue precedenti opere furono platealmente, tipicamente orientate al femminile (lei, definita la cineasta femminista per eccellenza), cioè pare discostarsi dalle sue principali tematiche preferite, perlopiù incentrate su storie riguardanti, per l’appunto, donne più o meno complicate, più o meno affette da problematiche di natura non soltanto psicologica (si pensi, ad esempio, a Un angelo alla mia tavola) o addirittura fisiche (il già più volte menzionato The Piano...).

Scegliendo e affrontando di petto, in tal caso, una storia che a prima vista di femminile sembra non avere quasi nulla. Anzi, ne parrebbe profondamente antitetica, invece n’è semplicemente speculare. Poiché Il potere del cane è la storia di due uomini, vale a dire due brothers, all’inizio comprensibilmente solidali e complici per via di essere per l’appunto due consanguinei di primissimo grado accomunati da una fratellanza non soltanto ideologica, quindi via via sempre più cattivamente antagonisti l’uno nei confronti dell’altro in quanto diverranno spietati rivali in amore. Per meglio dire, più esattamente, una donna scatenerà le loro perfide ire fratricide più insospettabili e forse tragicamente letali.

Infatti, secondo la lapidaria trama riportata da IMDb:

Il carismatico allevatore Phil Burbank (Benedict Cumberbatch) ispira paura e timore reverenziale in coloro che lo circondano. Suo fratello (Jesse Plemons) porta a casa una nuova moglie (Rose/Kirsten Dunst) e suo figlio e Phil li tormenta finché non si ritrova esposto alla possibilità dell’amore.

Non vi diciamo altro. Nel cast, Frances Conroy (Stone, Joker), Kodi Smit-McPhee e l’intramontabile Keith Carradine.

Musiche di Johnny Greenwood (Il petroliere).

Tradendo non poco le atmosfere ruvide del romanzo di partenza, Jane Campion, mutuandolo nell’adattarlo al suo sguardo metafisico e romantico, trasforma Il potere del cane in un western personalissimo, memore degli echi di Terrence Malick. Questo può essere un grande pregio, in quanto la sua opera diventa sua totalmente e non una banale, semplice trasposizione didascalica, sebbene sia esageratamente ricercata, calligrafica, dunque forse forzatamente troppo estetizzante.

Vengono toccati molti temi ma allo stesso tempo nessuno di essi forse viene sviluppato in modo approfondito e addirittura veramente sentito. 

 

 

Jane Campion

In the Cut (2003): Jane Campion

 

di Stefano Falotico



 

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