Regia di Jane Campion vedi scheda film
L'obiettivo era, forse, quello di narrare una storia all'anima più che alla ragione, lasciando che la percezione del reale si strutturasse nello spettatore in modo preconscio, attraverso suggestioni ed evocazioni. Questa sorta di giallo psichico si sarebbe così naturalmente risolto nel profondo di chi osserva ben prima che a (quasi) ogni domanda venisse data esplicita risposta. Io trovo che l'idea, interessante e certamente molto ardita, non sia stata compiutamente realizzata. Un film così impostato non può che utilizzare un linguaggio che suggerisce più che descrivere. Ed è proprio qui che il film non convince: il rarefarsi del parlato e dell'immagine didascalica, voluto e necessario, non si riempie di significati riposti, il sovraccarico di espressività richiesto agli attori viene cercato nell'estremizzazione quasi caricaturale che li fa spesso somigliare a maschere mute; la fotografia, splendida, resta cristallizata nella sua perfezione formale senza suscitare alcuna emozione. Intendiamoci, si tratta comunque di un film non banale, ma non all'altezza delle sue ambizioni; onestamente, sono rimasto deluso.
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