Trama
Il carismatico allevatore Phil Burbank incute paura e rispetto. Quando il fratello George porta la nuova moglie e il figlio di lei a vivere al ranch di famiglia, Phil li tormenta finché non si ritrova vulnerabile alla possibilità di innamorarsi.
Approfondimento
IL POTERE DEL CANE: DA UN ROMANZO DI THOMAS SAVAGE
Diretto e sceneggiato da Jane Campion, Il potere del cane racconta la storia di Phil Burbank, allevatore dal fascino crudele, lo sguardo severo egli occhi diafani. Ha intrappolato amore, potere e fragilità nel suo passato e nella sua terra: sa castrare un vitello con due tagli netti del coltello, nuota nudo nel fiume e non ha paura di sporcarsi nel fango. È un cowboy grezzo come il cuoio che intreccia. Siamo nel 1925. I fratelli Burbank sono ricchi allevatori del Montana. Durante una tappa al ristorante Red Mill incontrano la proprietaria vedova Rose con il figlio Peter, un ragazzo facilmente impressionabile. Phil si comporta in modo così crudele da spingere madre e figlio alle lacrime, si fa beffa del loro dolore e ride insieme agli altri allevatori, mentre il fratello George consola Rose e poi decide di sposarla. A tratti subdolo, a tratti furioso, Phil continuerà a prendersi gioco di Rose nella penombra, fischiettando una melodia che lei non riuscirà più a suonare. Con Peter si mostrerà ancora più sfacciato, forte dell'incoraggiamento degli altri allevatori, finché a un certo punto Phil non sembrerà voler prendere il ragazzo sotto la sua ala. È forse un gesto di gentilezza che mostra tutta la sua vulnerabilità o il presagio di un'altra minaccia?
Con la direzione della fotografia di Ari Wegner, le scenografie di Grant Major, i costumi di Kirsty Cameron e le musiche di Jonny Greenwood, Il potere del cane è l'adattamento dell'omonimo romanzo di Thomas Savage del 1967, ambientato in un ranch del Montana negli anni Venti. Ha raccontato la regista a proposito del libro: "La storia mi ha affascinato per diverse ragioni: facevo fatica a intuire cosa sarebbe accaduto, la narrazione è incredibilmente dettagliata e avevo l'impressione che lo scrittore avesse vissuto quelle esperienze in prima persona. Non è solo una storia di cowboy in un ranch del 1925, ma un'esperienza vissuta e proprio per questo credibile. Sono rimasta colpita dal modo in cui Savage esplora la mascolinità e racconta persino un amore segreto".
"La frase "il potere del cane" viene dai Salmi 22:20: Libera l'anima mia dalla spada e il mio amore dal potere del cane", ha proseguito Campion. "Il lato più straordinario del salmo è la sua violenza e brutalità. Sono versi feroci che parlano della passione in modo viscerale e animalesco. Il potere del cane è legato a questo tipo di passione, a un istinto animale sessuale, feroce, potente e pericoloso. Personaggio complesso, brillante ma crudele, Phil Burbank è un allevatore ipervirile e uno dei più grandi personaggi della narrativa americana: è una persona complicata e crudele, ma per quanto meschino e ostile, è un uomo tormentato e solitario, che si sente al sicuro solo nel ricordo di un sentimento ormai passato. Vive la situazione impossibile di un maschio alfa omofobo e allo stesso tempo omosessuale. Tutto è incredibilmente doloroso e complicato. Phil mi ha commossa e la sua relazione misteriosa con il ragazzo mi ha incuriosita e soddisfatta".
Curiosità
COMMENTO DELLA REGISTA
"Rimanere affascinata dallo straordinario romanzo di Thomas Savage è stata pura gioia, ma non avevo mai pensato di farne un film, visti i tanti personaggi maschili, e i temi profondamente maschili. Mi sono invece chiesta quale regista l’autore, con la sua mascolinità ambigua, avrebbe voluto, e a poco a poco ho avuto la sensazione che lui mi appoggiasse un braccio sulla spalla, dicendomi: “Una pazza che è arrivata ad amare questa storia? Sì, è perfetta”. Ho messo tutta me stessa nel grandioso racconto di Savage, ne sono stata conquistata. In Phil ho sentito l’amante, e la sua tremenda solitudine. Ho percepito l’importanza e la forza di ogni singolo protagonista, e il modo in cui ciascuno si rivela alla fine. Sono onorata di condividere questo film con veri spettatori, in un cinema reale".
Il cast
A dirigere Il potere del cane è Jane Campion, prima regista a vincere la Palma d'Oro per il miglior film al Festival di Cannes 1993 con Lezioni di piano. Di origine neozelandese, prima di esordire con il lungometraggio Sweetie (presentato in anteprima a Cannes), ha diretto diversi cortometraggi vincitori di… Vedi tutto
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- Leone d'argento per la miglior regia a Jane Campion al Festival di Venezia 2021
- Miglior regia a Jane Campion al Premi Oscar 2022
Commenti (19) vedi tutti
Un film, un libro, una madre, un orizzonte (etico-morale) pareidolitico e due paia di guanti.
leggi la recensione completa di mckNon facile trasposizione cinematografica di un testo già di per sé impegnativo, sia per le dinamiche caratteriali tra i coinvolti che per le stesse dinamiche in ambito personale. Pur avvalendosi di una sceneggiatura di non sempre immediata intuizione, grazie a efficaci escamotages scenografici ci si ritrova incisivamente coinvolti nella vicenda.
commento di pippusDrammi delle solitudine. Persone sole in mezzo al nulla. Facile perdere il contatto con la realtà. Il dramma arriva e si consuma in modo terribile. La regia indie della Campion rende il tutto ancora più straniante, con la complicità della dissonante colonna sonora dei Jonny Greenwood (Radiohead).
commento di ClochardSoporifero e troppo ermetico. Peccato. Il messaggio è degno.
commento di GabryLedNotevole e atipico "western" firmato dalla brillante regista Jane Campion. Film che si ricorda
leggi la recensione completa di Furetto60Regia di gran classe ed ottima fotografia combinata con i paesaggi del Montana affascinano. La sceneggiatura, divisa in capitoli, invece sonnecchia e non intriga. In definitiva un film che soddisfa molto di più gli occhi che la mente.
commento di bombo1In questo ranch di western non c'è nulla, l'allegria si è trasferita molto lontano oltre le colline ma di noia ce n'è a mandrie. Non racconta nessuna storia, non coinvolge e non aggancia. Se vi accontentate di una elegante regia di inquadrature perfezioniste, quella c'è. Ah si... anche qualche turba psicologica, per stemperare un pò l'angoscia.
commento di MaurisurfUn gran tardo western dall'atmosfera lenta e crepuscolare.Attori tutti in parte e uno scavo psicologico perfetto.Una Campion ai massimi livelli...da vedere....credetemi,voto 8.
commento di ezioUn film fuori dagli schemi che colpisce ma non convince in pieno
leggi la recensione completa di siro17Film inutile. Dai commenti si capisce che non piace ma ha voti alti..Come al solito bravissimo Dr Strange, e anche il gay ammazza conigli che insieme alla madre sono i personaggi più odiosi del film. VOTO 5,5
commento di arcarsenal79Tema: descrivete in un ranch isolato personaggi con gravi problemi neuropsicologici. E quello ti presenta 12 pagine di foglio protocollo scritte (metà colonna!) in bella grafia, senza errori, ma di una lentezza/prevedibilità/personaggi ingessati nei loro stereotipi. E un finale che sorprende chi vuol essere sorpreso. Forse 12 pagine sono poche.
commento di PieroGrande esercizio di stile registico da parte della Campion a scapito però della tenuta narrativa, che risulta oltremodo dilatata. Merita comunque la sufficienza.6/10
commento di xale78xLezioni di Regia !
commento di monsieur opalDifficilissimo reggere fino alla fine.......con una colonna sonora disturbante...sicuramente in tema con l'angoscia del film
commento di ripley2001Troppo lento, con un troppo arrogante e irritante Cumberbatch. E come in tutti i film moderni c'è il gay di turno per accontentare i buonisti benpensanti.
commento di gruvierazNasce dalla conoscenza del romanzo e dalla visione del film questa presentazione dell'ultima fatica di Jane Campion, che le ha fatto guadagnare a Venezia, quest'anno, il premio per la miglior regia, dividendo pubblico e soprattutto critici nostrani che in altri registi riponevano le loro speranze.
leggi la recensione completa di laulillaParte lento, poi diventa noioso e poi....(finalmente!!!).... finisce !!!!
commento di Travis21L'adamitico Eden onanistico del nostro poeta-mandriano è un'oasi bucolica celata dalle fratte, da una tensione omoerotica niente affatto impenetrabile e dalle figurazioni simboliche di un cerbero della morale da affrontare finalmente senza paure e senza infingimenti.
commento di maurizio73Jane Campion non è più lei, Kubrick è morto, Nietzsche anche e pure io, alla pari di Woody Allen, non mi sento tanto bene? Invece, mai stato meglio.
leggi la recensione completa di 79DetectiveNoir