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L'uomo bicentenario

Regia di Chris Columbus vedi scheda film

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La recensione su L'uomo bicentenario

di Decks
7 stelle

Isaac Asimov fu autore di una vastissima e variegata produzione letteraria; nel campo della fantascienza, lo scrittore russo si interessò particolarmente ai robot positronici raccolti nell'antologia "Tutti i miei robot". Tra questi, vi è l'omonimo racconto lungo da cui si è basato Chris Columbus per il suo film, che al tempo della sua uscita, non solo non ebbe alcun successo, ma fu ampiamente criticato.

 

L'opinione sfavorevole che si è abbattuta su Columbus è comprensibile, ma solo in parte. Come ben fa intendere il racconto, la storia di Andrew è una specie di leggenda, essa viaggia tra i numerosi porti spaziali come una favola narrata agli infanti; così apprezzata, che tutte le bambine sognano di essere la piccola Miss della storia.

Non si può, dunque, pretendere che una pellicola tratta da un simile aneddoto abbia linguaggi e tematiche adulte, o che svisceri a fondo la complessa personalità di Uno, robot impegnato nella ricerca della libertà, dell'amore e dell'accettazione da parte della razza umana.

 

Columbus mette subito in chiaro dalla prima scena quali siano le sue intenzioni: la divertente e spettacolare declamazione delle tre leggi della robotica è, oltre che una dimostrazione del proprio comportamento, il target e il tipo di narrazione che sono stati scelti di dare al film, e cioè, quella di attrarre il pubblico più giovane e le famiglie più emotive, in una avventura leggera, che possa far sorridere e allo stesso tempo far riflettere.

Inutile, quindi, criticare l'armonia che pervade l'intera pellicola o la scrittura del personaggio di Andrew: in questi casi il regista è riuscito perfettamente a mettere in scena l'atmosfera favolistica del racconto e la psiche testarda del robot eterno fanciullo, la cui faccia non poteva essere meglio raffigurata che dal bambinone Robin Williams.

La storia di crescita di Andrew è una di quelle pure, senza particolari colpi di scena, ma che riesce facilmente a coinvolgere e far sorridere grazie a numerose scene in cui lo sprovveduto robot si ritrova, inconsapevole della natura umana e per una casualità dotato di sentimenti che lo porteranno a reclamare, non solo la sua libertà, ma l'agognato riconoscimento di umano, che egli ha sempre sentito suo: una caratteristica, che ha imparato dal suo padre/padrone come ogni infante appartenente a questo mondo, vista ingiustamente come un'azione velatamente razzista dalla critica italiana.

 

Uno ha studiato la vostra storia: sono state combattute guerre terribili in cui sono morti milioni di individui per un idea: la libertà. Quindi si può dire che una cosa a cui tante persone tengono così tanto vale la pena di averla.

 

 

La regia di Columbus è sintetica, non cerca virtuosismi, anzi, il suo principale scopo è la leggerezza e la delicatezza con cui immerge lo spettatore nelle vicende di Uno: l'impegno di Columbus, sta nel giocare tra toni comici e commozione; se nel primo caso si hanno svariati momenti esilaranti, nel secondo i buoni sentimenti sono un po' troppo sovrabbondanti e gonfiati.

Vi sono comunque riprese che meritano di essere ricordate per la traboccante umanità di Andrew: esse hanno tanto da insegnare ai giovani lobotomizzati da violenza e ignoranza; semplici inquadrature che possono dire tanto, quali la cura di non schiacciare un piccolo ragno mentre si rassetta la cantina, ascoltare con rapimento la musica o intagliare artisticamente il legno.

 

 

Come detto prima, le movenze e il volto di Andrew sono quelle di Robin Williams: non poteva essere scelto miglior attore per questo ruolo; il tipo di recitazione tra il sentimentale e il malinconico, hanno sempre conquistato il grande e piccolo pubblico, ma se in film come "Patch Adams" e "Al di là dei Sogni" il personaggio interpretato era troppo dogmatico, qui l'affascinante robot che si tormenta su mortalità e immortalità riesce a far uscire il meglio da Williams; indimenticabile la maestria che l'attore di Chicago ebbe nel variare drasticamente la sua espressività da più artificiosa a umana e i movimenti da macchinosi a spontanei.

Peccato per Sam Neill, l'unico nel cast che reggeva il confronto con le doti di Williams: piuttosto sprecato e relegato esclusivamente a maestro di vita e padre di famiglia, troppo poche le sue scene, sicuramente avrebbe fatto molto di più dei restanti interpreti, che si limitano a rimanere sotto l'ombra di Williams, pressochè dimenticati.

 

 

Non sono solo lodi quelle che si tessono intorno alla pellicola di Columbus: se un adulto troverà difficile evitare di far caso alla banalità e alla frivolezza con cui i temi importanti sono trattati, diventa davvero arduo per un bambino sormontare la noia e cogliere i migliori aspetti di questo film. Tutto causato da inutili prolungamenti nella storia: nel migliore dei casi terminano in un punto morto, nel peggiore, sono farciti di momenti sdolcinati che neppure il più sentimentale riesce a sopportare.

L'ottima idea e le buone interpretazioni colpiscono, ma quei continui momenti riempitivi e (soprattutto) melensi fanno vacillare persino lo spettatore più interessato, in più, è praticamente privo di qualunque verità sociale e umana, e ciò non aiuta.

Si cerca in tutti i modi di far uscire la lacrima dallo spettatore, con continue scene madri infiorettate da una colonna sonora composta appositamente per colpire gli impulsi e il cuore del pubblico: non a caso, c'è James Horner come direttore d'orchestra, che stranamente riutilizza le stesse sinfonie e motivetti di un suo lavoro precedente ("Titanic"), solo che qui, causa il loro uso smodato, provocano fastidio e sperando solamente che la storia vada avanti.

 

Anche le sceneggiature non sono nulla di ricercato: Nicholas Kazan firma un copione convenzionale, quasi del tutto insignificante e decisamente dolciastro. L'estrema prudenza che pone nel creare un'ambientazione fantascientifica, in cui l'unico segno di progresso sono i robot, fa dedurre di come non fosse preparato a trasporre il racconto di Asimov, lasciando troppe questioni in sospeso, raffigurando un'umanità generosa e felice dimentica delle sue interne contraddizioni e un imperdonabile sentimentalismo.

 

Non è semplice valutare un film che possiede così tante mancanze, ma che comunque si è dimostrato capace di portare sul grande schermo un racconto fedele alla sua trasposizione letteraria e con tanti insegnamenti per i più piccoli.

Per concludere: nel lato tecnico ha molte pecche (alcune vistose), ma ad un bambino sensibile può dare davvero tanto e baso di conseguenza il voto su di esso, attestando ed ammettendo che un adulto ne resterà quasi indifferente e con un po' di sonno.

 

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