Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Shadows - Ombre

di alan smithee

5 stelle

FESTA DEL CINAMA DI ROMA 15 – ALICE NELLA CITTA'

Alma e Alina sono state molto fortunate: almeno così fa credere loro la severa e risoluta genitrice, che impedisce loro di uscire dagli squallidi locali che le ospitano, dopo che una misteriosa catastrofe nucleare ha reso la luce del sole così nociva da non permettere che nessuno ci si possa esporre senza patirne conseguenze letali.

Se Alma, la più grande, vive il senso di responsabilità che le grava come sorella di poco maggiore di Alex, obbedendo ciecamente ad una madre che si assenta per lunghi periodi portando loro cibi modesti che la donna riferisce loro di essere riuscita a trovare dopo aver affrontato rischi e pericoli spesso letali, l'altra sorella appare più propensa alla disobbedienza, più guidata dalla necessità di verificare le circostanze, di controllare con i propri occhi le conseguenze di quel grave avvenimento che le ha costrette a vivere entro una sorta di carcere che le priva di libertà e le riduce ad una vita di stenti e privazioni.

La verità si rivelerà ben diversa a quanto le circostanze costringono a credere.

E lo spettatore, ormai smaliziato da capostipiti indimenticati quanto felici portatori di finali totalmente imprevedibili e destabilizzanti come lo straordinario ed epocale (quello si) The Village di M. Night Shyamalan, o anche solo imbattutisi in piccole, talvolta interessanti opere di genere, come avvenuto di recente con l'italiano opera prima The Nest di Roberto De Feo, od ancora più piccole ed esili, ma non per questo non interessanti, come quel Buio, altra opera prima, stavolta di Emanuela Rossi, visto pure nella Alice romana, edizione 2019, qui sospetta tutto quello che avverrà nel finale sin troppo presto per potersi definire poi sorpreso.

E non basta la consolazione, magra in quanto sin troppo telefonata, di aver compreso l'arcano troppo presto, perché tutto ciò finisce a discapito della storia e della validità dell'opera.

Che tuttavia, forte di una regia accurata di un Carlo Lavagna già conosciuto anni prima col valido dramma introspettivo e di formazione Arianna, e di un cast cher comprende tre ottime attrici come le due giovani Mia Threapleton, figlia piuttosto somigliante di Kate Winslet nel ruolo della più timorosa ed obbediente Alma, Lola Petticrew in quelli più ribelli ed insofferenti della sorella minore Alex, nonché la indecifrabile e tormentata madre, resa con una certa cupa credibilità dalla efficace Saskia Reeves, finisce per risultare un valido prodotto di genere che ambisce a tenersi lontano dai talvolta asfittici confini nazionali, puntando ad una platea internazionale, forte di un cast tutto fuorché italiano ed una ambientazioni (irlandese) parimenti estranea ad ogni prevedibile ambiente domestico.

Un film pertanto tutt'altro che sorprendente, ma girato con professionalità, capace di farsi apprezzare per l'inquietudine di fondo che la storia porta avanti sino all'epilogo esplicativo, forse un po' troppo prevedibile per le motivazioni sopra esposte.

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