Regia di Carlo Lavagna vedi scheda film
Dietro la scorza della fantascienza distopica, il film di Lavagna si sviluppa come un thriller psicologico destinato a sfociare nel racconto di formazione.
La prima regola che la Madre ha dato ad Alma è di non uscire di giorno, perché il sole le fa male e potrebbe anche farla morire. Sarà per questo che il suo incubo ricorrente la vede affrontarne la luce all'inseguimento di Alex, la sorella con la quale ama condividere tutto, letto compreso, e che quasi ogni notte immagina svegliarsi dal sonno per avventurarsi fuori: fuori dove non ci sono più esseri umani, e dove una grande catastrofe le ha imprigionate in un hotel sperduto tra i boschi, con un fiume come limite invalicabile, come confine sicuro. Solo la Madre può spingersi oltre, rigorosamente con il riparo dell'oscurità, alla ricerca del cibo che permetta loro di sopravvivere. Proprio nel periodo in cui Alma inizia a trovare una ragione per interrompere, anche solo per poco, la simbiosi con Alex (giusto il tempo di una doccia all'arrivo del primo ciclo mestruale), quest'ultima, che delle due è la più cocciuta e ribelle, prende a insospettirsi per alcuni comportamenti poco chiari della Madre, iniziando a mettere più di una pulce nell'orecchio di Alma. Cosa si nasconde dietro tutte quelle regole? E cosa accadrebbe se venissero infrante?
Alla propria opera seconda dopo Arianna, passato a Venezia del 2015, Carlo Lavagna approda ad Alice nella Città (nell'ambito della Festa del cinema di Roma 2020) con una coproduzione italo-irlandese recitata in lingua inglese. Merito principale di Shadows è il riuscire a far convivere registri differenti senza creare effetti stridenti, anzi convogliandoli in un'operazione originale e compiuta: dietro la scorza della fantascienza distopica, il film di Lavagna si sviluppa come un thriller psicologico destinato a sfociare nel racconto di formazione. Sorretto da una sceneggiatura (scritta a quattro mani) lucida e dettagliata e sostenuto da una colonna sonora (di Michele Braga) evocativa ed avvolgente, Shadows propone il ritratto sfaccettato e cupo di un'adolescenza difficile, nonché il traumatico processo di emancipazione di questa adolescente dalla dipendenza emotiva nei confronti di una figura materna castrante ed oppressiva che, in maniera via via più palese, dimostra di essere qualcosa di molto simile ad una carceriera: il tutto nel contesto di una messinscena fiabesca e inquietante al tempo stesso, capace di far convivere - senza apparenti sforzi - realtà, sogno e illusione. Bravissime le tre (sole) attrici.
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