Regia di Antonio Campos vedi scheda film
La natura maligna dell’essere umano è annidata anche laddove non ce ne dovrebbe essere traccia alcuna. D’altronde, il male è fluido, scivola nelle intercapedini, attecchisce e germoglia, danneggia il tessuto sociale destinando gli effetti peggiori sui più deboli, soprattutto sugli ingenui che credono basti appellarsi a Dio per risolvere i propri problemi ed essere al sicuro da ogni tipo di avversità.
A un certo punto, non rimane altra opzione che reagire, non facendo altro che allargare il raggio del compasso che produce cerchi concentrici macchiati dal sangue.
Provincia americana, nel periodo compreso tra la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della guerra in Vietnam. La vita del piccolo Arvin Russell (Michael Banks Repeta) viene precocemente sconvolta quando, dopo la morte di sua madre (Haley Bennett), suo padre Willard (Bill Skarsgård) non regge alla disperazione che lo attanaglia.
Una volta divenuto adolescente, Arvin (Tom Holland) dovrà difendere la sua sorellastra Lenora (Eliza Scanlen) e poi vendicarla per i soprusi subiti dal reverendo Preston (Robert Pattinson).
Come se tutto ciò non fosse sufficiente, troverà sulla sua strada Sandy (Riley Keough) e Carl (Jason Clarke), una coppia di perversi assassini che ha già avuto a che fare con persone collegate al suo passato.
Tratto dall’omonimo romanzo scritto nel 2011 da Donald Ray Pollock, presente nella pellicola come voce narrante (stranamente, uno degli elementi più convincenti per come delinea e raccorda il racconto), il film diretto dal regista newyorchese Antonio Campos (Afterschool, Christine), qui alle prese con la produzione più importante della sua carriera, si addentra nella provincia americana, in luoghi dimenticati da Dio, in un tempo in cui quello stesso Dio che tutti pregano non fa cadere sulla terra la sua misericordia, noncurante della violenza imperante e di tutte quelle anime che scompaiono prematuramente nel nulla.
La principale caratteristica di Le strade male è una struttura di matrice corale, decisamente arzigogolata ma dall’amalgama a dir poco travagliato. Di fatto, il problema principale, fin troppo percepibile, risiede nella consistente quantità di scene madri, snocciolate senza pietà una dopo l’altra e perlopiù chiuse rapidamente per poi piombare altrove.
Un modus operandi che accumula stati personali svariando in un lungo e in largo, con un baricentro inevitabilmente variabile. Così facendo, per quanto il mood complessivo sia di chiarezza apodittica (la razza umana è abominevole e le poche anime pie sono tormentate, divorate dalla sofferenza), non acquisisce continuità, vive di momenti e non germoglia definitivamente.
Un complesso che non dà risalto al pregevole cast aggregato per l’occasione, eccezion fatta per un rabbioso e pugnace Tom Holland (Spider-man: Homecoming, Spider-man: Far from home), non fosse altro per il maggior spazio di cui dispone, per quanto nel loro piccolo, ognuno metta il suo mattoncino, ad esempio con il disagio espresso da Riley Keough, l’impassibilità predatoria di Robert Pattinson e lo sguardo folle di Harry Melling (nuovamente al lavoro per Netflix a stretto giro da The old guard).
Tirando le somme, Le strade del male intercetta solo saltuariamente il respiro romanzesco, sfornando una trafila spregiudicata di tragedie, in evidente difficoltà nella coagulazione delle innumerevoli diramazioni imposte dal (troppo) materiale di cui dispone. Uno svolgimento intrecciato dalla sintesi faticosa nonostante una durata tutt’altro che indifferente, che si giova dell’autorevole fotografia di Lol Crawley (L’infanzia di un capo, 45 anni).
Intasato.
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