Regia di Regina King vedi scheda film
77ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2020) – Fuori Concorso
La pellicola, basata sul play di Kemp Powers (autore anche della sceneggiatura) si incentra su una notte, la notte successiva all'incontro del 25 febbraio 1964 che incoronò Cassius Clay campione del mondo dei pesi massimi a ventidue anni. Dopo il trionfo sul ring, Malcom X (Kingsley Ben-Adir) inviti Clay (Eli Goree) di cui è confidente e guida spirituale, il campione di football Jimmy Brown (Aldis Hodge) e il cantante Sam Cooke (Leslie Odom Jr.) in una modesta stanza d'albergo; Clay avrebbe annunciato il giorno successivo la sua conversione ed adesione alla Nazione dell'Islam.
I quattro amici di lunga data si lisciano il pelo con complicità e si scontrano con foga, soprattutto sul tema scottante della condizione dei neri d'America e della lotta contro per i dritti civili e contro la discriminazione razziale, movimento di cui Malcolm X era il rappresentante dell'ala più radicale. Il rapporto coi bianchi è un punto particolarmente controverso, con Malcolm X assertore di un'opposizione intransigente e gli altri su posizioni più morbide ed accomodanti, cercando di aiutare la propria comunità senza alimentare scontri frontali. L'attivista si azzuffa in particolare con Cooke, accusato di sprecare il suo talento componendo canzoni sentimentali dirette al pubblico bianco invece di cantare la lotta e la protesta dei fratelli neri.
L'inizio è un po' fiacco, con qualche grossolanità: poco credibile che l'amico di lunga data del campione di football Jim Brown non gli permetta di entrare in casa in quanto “negro” dopo averlo ricoperto di complimenti seduti nel portico, dicendogli che entrerà nella storia per i suoi trionfi sportivi.
Poi però la regista esordiente Regina King, attrice già vista tra gli altri in If Beale Street Could Talk per cui ha vinto l'Oscar da supporting actress,si affida saggiamente al testo teatrale di origine e alle performance degli attori. Tutti e quattro i protagonisti sono molto bravi, direi che il migliore è Eli Goree, un (futuro) Muhammad Alì dalla spiccata somiglianza fisica e ben caratterizzato nelle spacconate che nascondono un fondo di insicurezza da ragazzino catapultato in cima al mondo.
Alla fine dei conti One Night in Miami è una pellicola “di parole” che, nonostante l'ambientazione di origine teatrale in gran parte rinchiusa nella stanza d'albergo, si segue con interesse, grazie alla recitazione e ad una buona scrittura, oltre alla curiosità di spiare le conversazioni private tra questi celebri personaggi, immaginate e ricostruite per come avrebbero potuto effettivamente essere sulla base della storia e della personalità di ciascuno.
La volontà certamente presente è quella di ricollegare questa nottata anni 60 con le attuali tensioni razziali che ancora dividono l'America; tuttavia il “politicamente corretto” qui fa meno danni che in altri film del sottogenere black che finiscono per crollare sotto il peso della retorica. Bello il finale con la canzone A Change is Gonna Come eseguita da un Cooke ispirato e, a modo suo, militante (non ho capito se sia la versione originale o se sia reinterpretata da Leslie Odom Jr., in quest'ultimo caso standing ovation all'interprete).
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