Regia di Tommy Lee Wallace vedi scheda film
In trepidante attesa per il remake d’istinto, in un pomeriggio vuoto da impegni, ho deciso di rivedere la tanto amata serie tv, in due puntate, del 1990 (in Italia l’abbiamo potuta ammirare tre anni dopo). La cosa che si intuisce fin da subito, principalmente osservando la fotografia, è che l’intenzione di Tommy Lee Wallace è quella di mettere lo spettatore a proprio agio, ricreando un ambiente familiare, quello che accade poi leggendo le pagine di Stephen King. Pennywise è incarnato da Tim Curry, che per anni ha popolato gli incubi dei bimbi cresciuti negli anni ’90, spaventati ancora trent’anni dopo. Consona e intensa anche l’interpretazione dei giovani attori, non allo stesso livello quella dei sostituti adulti; mettono da parte l’algida recitazione professionale e trasmettono le emozioni attraverso i loro volti e gli sguardi che riflettono le intime paure di ogni essere umano. Laddove la paura prende forma per penetrare sotto la pelle dello spettatore capace di identificarsi almeno con uno dei protagonisti ognuno differente dall’altro proprio per arrivare a tutti. Un’opera che possiede tutti gli elementi anche se non sempre combinati nel modo giusto. Sarà per questo che per tutta la durata e ancora di più nel finale, si ha la sensazione costante che manchi qualcosa. Non incisiva a tal punto però da influenzare l’apprezzamento immutato nel tempo.
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