Regia di Arab Nasser, Tarzan Nasser vedi scheda film
Venezia 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Ogni tanto a Venezia qualche garbata commedia irrompe nel panorama festivaliero con il suo carico di leggerezza. In fondo non si può vivere di soli drammi. Fa specie, tuttavia, quando la risata arriva dalla martoriata Palestina dove i motivi per prendere la vita con spensieratezza sembrerebbero pochi. Eppure i fratelli Arab e Tarzan Nasser scelgono proprio questo registro stilistico per raccontare le vite semplici di quanti vivono nella Striscia occupata. Il messaggio che trapela è chiaro: la vita continua, uomini e donne devono e vogliono fare la loro vita benché fuori cadano i razzi israeliani ed Hamas porti i missili in trionfo. Issa, un sessantenne pescatore è innamorato di una vedova piacente, Siham. Costei gestisce un negozio d'abiti tradizionali femminili dove oramai le donne vanno solo per fare orli e rammendi. Le ristrettezze economiche sono all'ordine del giorno e l'energia elettrica va e viene come i raid israeliani. Nonostante le difficoltà Issa vorrebbe fare il passo e convolare a nozze con Siham ma la timidezza non lo aiuta a farsi avanti mentre la sorella, che vorrebbe combinare un matrimonio come si conviene ad un uomo della sua età, gli mette i bastoni tra le ruote. Ma una notte Issa, calate le reti in quel francobollo di mare che spetta ai palestinesi, porta sù una statua di Apollo di epoca ellenica che raffigura un dio fecondo inequivocabilmente sull'attenti. È forse questo un segnale per Issa? Una sorta di messaggio che lo sproni a recuperare, ora, quella dimensione sessuale e sentimentale assopita da anni di solitudine?
Non ho visto moltissimi film di sponda araba provenienti dalla Terra Santa tuttavia non immaginavo di trovarmi di fronte ad un film così esplicito nel trattare il sesso come materia di discussione. E non mi riferisco d'altro canto al solo pene del dio, simbolo di un ritrovato desiderio da parte di Issa, più umano ed emotivo che sessuale, per la verità. Semmai mi riferisco al piacere di sdoganare il sesso dalle tradizioni, mettendo in mostra un amore maturo ma ancora pulsante degli istintivi desideri della carne, di prendersi gioco della virilità del maschio palestinese in luoghi in cui conta moltissimo l'apparenza ed, infine, di ironizzare del matrimonio tradizionale e delle sue formule e regole antiche. Nel primo caso il gioco dei Nasser Brothers è divertente. Issa e Siham onorano con passione la prima notte di nozze sul peschereccio alla deriva mentre le navette israeliane sparano ripetutamente per avvisare dello sconfinamento dalle acque territoriali. Scoppiano i "petardi" israeliani dando vita ad sottofondo ironico e festoso di "fuochi d'artificio" che esplicitamente si riferiscono a quelli prodotti da due "anziani" sposi in "camera da letto". L'amore non ha età e nemmeno il sesso se è vero che Issa sembra più desideroso di congiungersi ad una donna di quanto lo siano i più giovani militari, assorbiti dalla corsa agli armamenti e poco inclini ad immedesimarsi nei desideri del "vecchio", la cui virilità non si misura nelle abbondanti misure di Apollo e nemmeno in quelle dei falli di Hamas pronti per essere gettati su Israele. Quando Issa riconsegna il "pezzo" mancante del dio, confiscatogli dalle autorità, non riesce a trattenersi nel mettere il fallo di bronzo tra le mani del poliziotto dicendo: "Non credevo ne avesse bisogno". I fratelli Nasser se la ridono sotto i baffi fluenti facendo loro il vecchio slogan "Fate l'amore, non la guerra". Se fate la guerra non siete capaci di fare l'amore. Uno smacco per il maschio palestinese. I due registi, infine, si prendono gioco dell'istituzione matrimoniale. Leila, la figlia di Siham, è divorziata e sin troppo moderna, mentre Issa rifiuta il matrimonio combinato andando contro la tradizione e sposando la donna per la quale ha osato mettersi in ridicolo portando ad accorciare i suoi pantaloni buoni.
Gaza Mon Amour è un film garbato e cavalleresco come il suo attempato e buffo protagonista ma non rinuncia per questo a gettare le reti nel mare pericoloso del conflitto arabo-israeliano usando l'ironia come unico strumento di pesca. Il raccolto abbonda di momenti spensierati e di altri votati ad una maggior riflessione su una comunità che non smette di andare avanti nonostante le grosse e, apparentemente, irrisolvibili difficoltà. Piccolo film da scoprire.
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