Regia di Ismael El Iraki vedi scheda film
Venezia 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Sono sicuro che il tempo conferirà a "Zanka contact" del marocchino Ismael El Iraki il distintivo di "cult movie". Per il momento, sul taschino di sinistra del lungo camicione bianco indossato durante il photocall, già addobbato di spille rotonde e di una sciarpa blue elettrico, il passionale ed estroverso regista si è appuntato l'ideale stemma della Promessa (cinematografica). Attendiamo, perciò, fiduciosi la sua opera seconda godendoci questo pirotecnico film d'esordio ambientato a Casablanca e presentato in concorso nella sezione Orizzonti. Un film che, oserei dire, vive di suoni: il canglore metallico del grilletto, l'esplosione dei proiettili, il crepitio delle fiamme che cercano spazio in un garage, le distorsioni prodotte da una vecchia chitarra elettrica. Infine, il fragore di lamiere accartocciate ed il suono dei calci, che massacrano le ossa in una strada deserta, fanno a pugni con la melodia armoniosa che, dopo tanto rumore, esce incantevole dalle labbra procaci della cantante Khansa Batma, pop star maghrebina prestata al cinema per un batter di ciglia, che interpreta il ruolo di Rajae, stravagante ragazza di vita che si "scontra' con un tossico musicista marocchino, un tempo popolare in Gran Bretagna, al quale sembra destinata, complici una chitarra, un microfono e una dannata voglia di libertà.
Il principio è una gran botta che tuona fragorosa mentre Rajae racconta barzellette volgari ad un tassista e Larsen (Ahmed Hammoud) esplora il proprio corpo in cerca di una vena non ancora sclerotizzata all'interno di un auto che lo sta portando verso un nuova ed imprevista eccitazione per la vita. L'inizio produce un'onda d'urto perentoria su cui la musica si propaga fondendosi con la storia perché come dice El Iraki la musica ha creato la storia e non vi è separazione alcuna tra tempi musicali e tempi recitativi. La musica è nella recitazione. La recitazione è nella musica. Tutto ciò sta in Zanka Contact.
Sulle vibrazioni di un voce passionale e di corde pizzicate nuovamente con voluttà, si propagano le mille emozioni di una funambolica messa in scena. "Zanka Contact" somiglia a tutto e somiglia a niente. El Iraki, al giornalista francese che lo interroga, ammette il desiderio che la sua opera prima si possa catalogare come un musical. Il film, però, imbocca molte altre strade. È un western metropolitano, è una commedia romantica, è un film d'azione, è una fuga dal mondo ovvero sia dai cattivi. Ma soprattutto "Zanka Contact" è una lode sperticata al rock, al pop e alla tradizione araba. Ed è una lode alla musica, che salva le vite, le lega grazie all'amore, le aiuta a disfarsi di antichi dolori e pesanti fardelli che lasciano senza voce. La musica è la liberazione di Rajae e il nuovo inizio di Larsen perché c'è sempre speranza in chi non smette di sognare la propria redenzione. Papponi amanti della musica, puttane col fucili, figli dementi, clienti ricchi e viziati, assassinii brutali, corpi in prestito fanno da contrappunto ad un'irresistibile ironia ed una voglia di uscire dagli schemi di una cultura araba troppo legata al suo passato e ad una società dove la vita di molti è proprietà dei vizi di uno.
Kahnsa Batma prosperosa, carnale, ironica, meritatamente premiata come miglior attrice a Venezia, regala intense emozioni, cantando dal vivo, rinchiusa in sala incisioni, un Sancta sanctorum dove le note salgono in cielo come un prorompente orgasmo di passione e meraviglia, mentre, fuori, all'esterno di quelle pareti ovattate, il mondo impugna coltelli e pistole e suona ben altra e stridente melodia. Il cinema è il Sancta sanctorum delle nostre vite, un luogo in cui rifugiarci e creare un mondo perfetto, un mondo a nostra immagine. Lo sa bene Ismael El Iraki che così ha spiegato alla Biennale: "Nella mia mente, Zanka Contact non è un film, ma un incendio incontrollato. Il desiderio di fare questo film mi ha consumato come una fiamma che divora tutto al suo passaggio. Tutto ciò che amo: le rock band marocchine degli anni Settanta, i western italiani, gli anelli d’argento a forma di teschio, le donne dal carattere forte, il sogno di musica live in Cinemascope 35mm e la poesia della strada nello slang di Casablanca."
Che i tizzoni rimangano ardenti sotto la cenere e riesplodono ben presto divampando in un nuovo fuoco liberatorio, questo il mio augurio, per lui, per noi.
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