Regia di Ivan Ayr vedi scheda film
77ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia (2020) – Orizzonti
Ghalib è un camionista non più giovane, afflitto da frequenti mal di schiena per le centinaia di migliaia di chilometri macinati ma soprattutto dal recente suicidio della moglie, per cui i familiari gli chiedono un risarcimento. Sente inoltre che il suo posto di lavoro è in pericolo quando il capo gli affianca un giovane apprendista da formare, con la possibilità non tanto remota che questi possa in seguito rimpiazzarlo, come già avvenuto ad un altro collega maturo.
Una vicenda impietosamente amara quella narrata dal regista indiano Ivan Ayr , incupita da una fotografia fosca e notturna a riprendere le miserie di un'India ancora stracciona. Una trama incardinata sull'interpretazione del coriaceo protagonista Suvinder Vicky, che delinea una maschera segnata ma sempre dignitosa di un uomo spaventato dalla senilità incombente e da un conseguente senso di impotenza e di inutilità, che inoltre deve fare i conti con i rimorsi della coscienza per la fine tragica del suo infelice matrimonio. Un uomo che però riuscirà a imparare la lezione che "sono tempi difficili, ma come i tempi buoni, non durano per sempre". Ad esito di questa penosa transizione si rende conto dei suoi errori, di aver vissuto rinchiuso in se stesso, di aver attraversato mezzo subcontinente senza stringere veri legami, che non conosce i suoi vicini di casa così come non conosceva davvero neppure la moglie. Imparando infine ad aprirsi, con una visita alla vicina di pianerottolo, impara cose della consorte che non aveva mai saputo quand'ella era in vita. Anche nel rapporto col ragazzo che lo affianca nei suoi trasporti, sebbene ne tema la concorrenza, Ghalib impara a relazionarsi con un altro pure nella cabina del camion, dove aveva sempre viaggiato solo.
Dramma indiano particolarmente e singolarmente rigoroso, Meel Patthar mi ha ricordato i film iraniani per determinate caratteristiche come il ritmo flemmatico, il rigore formale, l'attenzione neorealista alla vita delle classi subalterne e lavoratrici. Seppur sconti un eccesso di cupezza nella messinscena, è di certo di molto superiore all'altro indiano visto alla Mostra di Venezia 2020, l'indigeribile The Disciple, avrebbe maggiormente meritato di rappresentare il Paese al Concorso.
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