Regia di Ivan Ayr vedi scheda film
VENEZIA 77 - ORIZZONTI
"Far girare le ruote non ti rende un camionista".
Ghalib è il camionista veterano e saggio che per primo ha raggiunto il traguardo dei 500mila km percorsi col suo camion per conto della ditta di trasporti per la quale lavora.
Tuttavia, da poco tempo, un fitto mal di schiena lo affligge impedendogli di compiere gli sforzi di carico e scarico, da sempre di parziale competenza del trasportatore.
Inoltre l'uomo è vedovo da qualche mese, e la famiglia della moglie gli richiede un risarcimento, ritenendolo responsabile della morte prematura della infelice e depressa consorte.
Recatosi al consiglio del suo villaggio, Ghalib viene ritenuto responsabile di ciò che la famiglia gli contesta, e gli concede un breve lasso di tempo per formulare una adeguata offerta ai parenti della defunta. Non bastasse, i suoi scaltri ed avidi datori di lavoro, affidano al nostro autista un giovane principiante affinché egli lo addestri a dovere: non ci mette molto Ghalib a capire che i capi, nonostante la fedeltà ed i record raggiunti, stiano pensando di soppiantare l'ormai anziano lavoratore con uno giovane e più produttivo.
Ghalib, uomo quieto e ragionevole, ma anche concreto e saggio, saprà districarsi da questo duplice incastro con la prodezza di chi sa vivere e trovare soluzioni mirate, arrivando persino oltre l'immaginazione dello spettatore.
Perché "sono tempi difficili, ma come i tempi buoni, non durano per sempre".
Dal regista indiano Ivan Ayr, conosciuto per Soni, visto pure lui a Orizzonti di Venezia 75, Milestone racconta, con affascinante senso epico, e una livida fotografia evocativa di uno stato di urgenza perenne, la strenue lotta di un uomo per riuscire ad emergere tra i flutti vorticosi entro cui si sviluppa una scala gerarchica complessa ed inamovibile verso l'alto, ove regnano incredibili disparità ed ingiustizie di casta. La fotografia, accurata e dai colori torvi, prediligie le tonalita cupe che si intonano con il mondo in perenne salita del nostro protagonista, afflitto, oltre che dai molteplici problemi economico-materiali, anche dal peso di coscienza di un matrimonio comunque fallito a prescindere dalla morte della consorte, il cui risarcimento alla famiglia costituisce una sorta di dolorosa, ma in fondo anche ingiusta e crudele ammissione di colpe e responsabilità, non tutte a carico del mostro povero uomo.
La pellicola in qualche modo ci insegna come la pacatezza ed un atteggiamento onesto e risoluto, tipico del nostro mansueto ma tenace protagonista, non riescano forse a ribaltare la condizione critica del nostro uomo, ma inducano a trovare una soluzione la più ragionevole ed umana possibile, per dirimere questioni altrimenti assai difficilmente dipanabili.
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