Regia di Filip Jan Rymsza vedi scheda film
VENEZIA 77 - FUORI CONCORSO
Un brillante quanto asociale e complessato analista finanziario (il divetto figo Beau Knapp, che si imbruttisce, ingoffisce e riempie di bubboni purulenti oltre ogni immaginazione, ma resta atletico e scolpito come un apolo greco) sfruttato dal suo cinico capo per studiare le statistiche degli andamenti dei corsi dei titoli per comprenderne eventusli meccanismi di ciclicità in grado di anticipare le svolte di mercato, viene in contatto con una innocua zanzara assetata di sangue, che poi l'uomo si porta inavvertitamente nel suo lussuoso appartamento presso un grattacielo avveniristico affacciato su Central Park.
Qui l'insetto, gradendo il nuovo alloggio pieno di confort, inizia a deporre le uova, moltiplicandosi a dismisura, generando una miriade di assetati minuscoli vampiri pronti ad abbattersi sul nostro uomo, che riuscirà tuttavia a studiarne la disordinata dinamica di vita in sciame, trovandone vieppiú ispirato giovamento per l'ispirazione più compiuta sulla falsariga delle irregolari movimentazioni con cui egli trova il modo di spiegare, e magari prevedere in anticipo - lucrandone fortune incalcolabili - i suoi modelli informatici e borsistici.
Ne deriverà per l'uomo il raggiungimento di una consapevolezza che lo renderà come un dio onnipotente, sempre più isolato nel suo mondo, e quindi sempre più vicino al baratro della follia.
La presenza di una bella studentessa ed appassionata di enologa per pagarsi la retta universitaria (la bellissima Charlotte Vega) non basterà a sottrarre l'uomo dalla sua mostruosa trasformazione, sia fisica che mentale.
Evidentemente il regista polacco Filip Jan Rymsza ritiene che basti formulare avveniristiche e pure affascinanti (ma per non più di dieci minuti) teorie sulla dinamica e la statistica di eventi e movimenti ciclici di gruppo, per potersi permettere di trarne una storia compiuta. Non contento, forse sentendosi il muovo Cronenberg, ci incarta questa pochezza narrativa con le immagini suadenti e ritmate di un lungo, infinito videoclip prolisso e ripetitivo che può regalare piacevolezza per qualche minuto, certo, ma che finisce inevitabilmente assai presto per sfiancare.
Soprattutto se, come in questo caso, reiterato per la bellezza di 100 interminabili minuti, il costante, insistito ronzare di zanzara diventa davvero insopportabile. Almeno quanto il film, superbo, pieno di sé ed inconcludente, così vuoto da risultare del tutto indigeribile, asfissiante, davvero ostico.
Meglio, al confronto - ed è tutto dire - le già pesanti, insostenibili patinature trash dello Zalman King di fine anni '80, responsabile impunito di quei pacchi micidiali alla Congiunzione di due lune, o Orchidea selvaggia.
Non meno delle sfinenti zanzare che il film ed il suo autore si pregiano di elevare a protagoniste di una storia che ha solo premesse, ma nessuna conclusione ipotetica né tantomeno definitiva.
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