Regia di Giorgio Verdelli vedi scheda film
Che questa sia un'operazione "mainstream", senza troppi svolazzi artistici, lo si intuisce fin dal titolo, abusandolo con il brano più famoso di Paolo Conte. Voglio dire, Verdelli non rischia nulla e, sotto il suo punto di vista, fa bene così. Specializzando in bio pic sui cantanti (il suo precedente trattava Pino Daniele), Verdelli infila un doc senza carisma ma che arriva in fondo egregiamente, nazional popolare il giusto, con qualche personaggio completamente inutile ficcato in mezzo per far cassetta, e confezionando un elegiaco peana a uno dei nostri cantautori più mirabili, restando sempre un passo indietro rispetto a una riservatezza (da Mocambo) che viene mantenuta anche in questi cento minuti. Spezzoni di canzoni, quasi tutte memorabili, inserti RAI, come da produzione, molto interessanti, e un florilegio di interviste, anche a personaggi improbabili (Godano, Jovanotti, Jane Birkin, un non più sopportabile Benigni), che cercano di fare l'enigmistica di Paolo Conte, di risolverne il rebus, senza crederci, poi, più di tanto. Il nostro parla, racconta, poco, suona, abbastanza, e trova anche il tempo di portare sfiga a Chick Corea, raccontando una barzelletta che lo vede protagonista in Paradiso, che è poi triste realtà di questi giorni. Curioso. Un doc piatto ma che si eleva grazie all'arte di uno dei nostri ultimi grandi cantautori. Sta tutto lì, nella colonna vertebral-musicale, perché il resto è operina da televisione e un po', dispiace per Paolo, già tutta ricordo e epitaffio.
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