Regia di Giorgio Verdelli vedi scheda film
Avvocato, pittore, paroliere, ex vibrafonista, enigmista. Ma soprattutto cantautore. Paolo Conte è un distinto signore astigiano, oggi ottantenne, che ha dato lustro alla canzone italiana con titoli intramontabili come Azzurro, Genova per noi o Insieme a te non ci sto più, per poi passare a interpretare lui stesso le proprie canzoni. Giorgio Verdelli, reduce da un altro documentario (mediocre, in quel caso) su un altro gigante della canzone italiana (Pino Daniele), firma un intenso tributo al baffuto pianista restituendone appieno la poliedricità. Il film documentario alterna con abilità scorci da concerti con le testimonianze di artisti come Benigni (imperdibile in questa occasione), Capossela, De Gregori, Bollani, Pupi Avati, Arbore tanti altri, a cui si accompagna l'immancabile found footage. Ne esce il ritratto di un personaggio tanto complesso quanto autentico, un vero acrobata della parola, un musicista che è stato capace di conquistarsi la notorietà a livello internazionale con quella miscela riuscitissima di jazz, testi enigmatici e una voce un po' così. E col kazoo.
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