Regia di Luca Guadagnino vedi scheda film
77ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2020) – Fuori Concorso – Proiezioni Speciali
Il documentario di Luca Guadagnino, presenta in Sala Grande alla presenza del regista, ci porta all'interno della fabbrica di scarpe Ferragamo, mostrandoci nelle prime scene un'audace scarpa di rossi strass confezionata a mano, mentre il protagonista ci stupisce informandoci che "i piedi mi parlano".
La voce narrante di Michael Stuhlbarg interpreta Salvatore Ferragamo che così ci racconta la sua storia in prima persona. La vera voce di Ferragamo la sentiamo da nastri audio registrati negli anni 50, ove raccontava momenti salienti della sua carriera, che si alternano alle parti di Stuhlbarg.
Intervengono anche Martin Scorsese, Manolo Blanhick, vari storici e studiosi di moda e di cinema e soprattutto i familiari di Sakvatore Ferragamo: la moglie Wanda (scomparsa nel 2018 quasi centenaria), i figli ed i nipoti.
Seppure indubbiamente presenti aspetti di mega-spot al marchio del lusso made in Italy, questo documentario biografico sul fondatore della maison, pur nella sua lineare e cronologica convenzionalità, riesce a interessare anche chi non sa nulla di scarpe di lusso.
Il regista Luca Guadagnino assiste alla proiezione in Sala Grande alla 77ma Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2020)
Ferragamo è presentato da Guadagnino come esempio di italico self-made man: originario del paesino di Bonito, in provincia di Avellino, ove nasce nel 1898, per convincere i genitori a concedere il permesso di imparare l'ultimo mestiere del calzolaio da bambino confeziona le scarpe per le sorelline che dovevano fare la prima comunione. Dopo l'apprendistato a Napoli, a soli dodici anni un precocissimo Salvatore apre la sua prima boutique a Bonito, ma a 17 anni compie il salto verso l'America dove erano già emigrati i fratelli maggiori. In California fa scarpe per gli studios del cinema muto. Guadagnino si sofferma sulla relazione tra Ferragamo e il mondo del cinema, rafforzato dalla capacità unica della settimana arte di creare e diffondere mode tra il grande pubblico. La boutique aperta da Salvatore a Hollywood è frequentata da star del muto come Lilian Gish, Gloria Swandon, Mary Pickford, Rodolfo Valentino, che instaurarono con lui rapporti di amicizia. Ferragamo riceve un ordine “kolossal” per calzare l'intero cast de “I Dieci Comandamenti” di Cecil B. De Mille, poi fa le babbucce con la punta arcuata per Il ladro di Baghdad e le scarpe nere con fiocco bianco, divenute iconiche, che Gloria Swanson che sfoggia in Sadie Thompson. Negli anni 50 vestirà i pedi di altre grandi star: Garbo, Loren, Magnani, Audrey Hepburn.
Viene sottolineata la dedizione scientifica messa nell'arte della calzatura: addirittura si iscrive alla facoltà di anatomia dell'università di Los Angeles per studiare il piede umano: gli studi sullo scarico del peso sull'arco del piede saranno alla base della comodità delle sue creazioni. Altro esempio di inventiva inesauribile è che, quando rimane vittima di un incidente stradale in cui fratello perde la vita e lui è gravemente ferito, progetta un macchinario per mettere in trazione la gamba fratturata!
Inaspettatamente nel 1927 rientra in Italia dove pensava di trovare manodopera artigianale che non poteva trovare negli USA, scegliendo Firenze per fondere la cultura dell'artigianato delle botteghe fiorentine con la tecnologia appresa in America. Il suo progetto era comunque continuare a vendere oltreoceano e la prevalenza americana tra i clienti gli farà duramente partire la crisi 1929, al punto che nel 1933 dichiara fallimento. Poco dopo però si si compra addirittura come serve Maison lo storica dimora patrizia Palazzo Spini Feroni, uno dei palazzi privati più prestigiosi del centro di Firenze, per frane la sede della maison. Su questo punto il documentario, dai toni certamente apologetici ed approvato dalla famiglia, si fa sbrigativo, quindi rimane in sospeso la domanda: dove ha preso i soldi? Non voglio vedere il marcio dove magari non c'è, ma mi è sembrato che Guadagnino glissi su questo punto.
La vita di Ferragamo venne spezzata da morte prematura e le redini dell'impresa vengono prese dalla più sorprendenti protagoniste del documentario, la quasi centenaria moglie Wanda: una ragazza del paese di Bonito, figlia del sindaco e molto più giovane di Ferragamo, che con intraprendenza si fece avanti in occasione della visita in paese dell'illustre concittadino e colpì Salvatore al punto di farsi sposare. Rimasta vedova a 39 anni, ha dovuto portare avanti l'impresa, in seguito affiancata dai figli. L'assoluta centralità della famiglia è ribadita dal bio- doc con tante testimonianze della moglie, dei figli e dei nipoti, che non hanno mai conosciuto Salvatore ma ne raccontano l'impatto attraverso i racconti di nonna e genitori.
Se il taglio è convenzionale e il tono evidentemente celebrativo dell'innovatività dell'uomo che ha rivoluzionato la calzatureria di lusso inventando la celebre “zeppa” e creando il “sandalo invisibile” fatto con fili di nylon (ebbe l'idea guardando un dipendente pescare con la lenza), il documentario di Luca Guadagnino, forse un leggermente troppo lungo, comunque si fa seguire con interesse anche dai profani.
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