Regia di Jasmila Zbanic vedi scheda film
La prima sensazione che sovviene guardando Quo Vadis, Aida? di Jasmila Zbanic è che non sembra affatto un film di un paese dell’ex Jugoslavia. Che sia un bene o un male potrebbe essere una questione annosa, ma a parte l’anonimato andante della messa in scena, quasi del tutto priva di guizzi e di idee visive, a turbare è la “normalità” con cui la messa in scena si muove in quegli spazi sulla carta oscuri e tragici. Una normalità e una sveltezza quasi americane, nonostante gli svariati pedinamenti alle spalle di Aida, l’interprete dell’ONU che cerca di salvare marito e figli dal genocidio bosniaco ad opera dei soldati serbi. Questi pedinamenti sono tanto fluidi e puliti, che all’inizio verrebbe da fare un confronto con Saul fia di Laszlo Nemes e invece ci si ritrova a pensare al pessimo 22 July di Paul Greengrass: il film racconta più che illuminare sulle oscurità dei suoi personaggi, che pure avrebbero avuto materiale umano da vendere. Il personaggio di Aida è monodirezionale così come quello del generale dell’ONU che ammette un gruppo di serbi armati dentro il rifugio (scelta umanamente difficilissima) così come quello del comandante serbo che ordina lo sterminio. Se poi a quel minimo di rigore della prima ora segue un’ultima parte ricattatoria che minaccia pure di citare La scelta di Sophie, la delusione è praticamente assicurata.
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