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Quo vadis, Aida?

Regia di Jasmila Zbanic vedi scheda film

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La recensione su Quo vadis, Aida?

di barabbovich
8 stelle

"I Balcani sono il buco del culo del mondo e noi stiamo sulle emorroidi", diceva uno dei protagonisti de La polveriera, il capolavoro di Goran Paskaljevic girato a ridosso della guerra che insanguinò la ex-Jugolavia tra gli anni Ottanta e i Novanta. Dall'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando alle sparate nucleari di Djokovic e famiglia, bosniaci e serbi hanno sempre mostrato una scarsa attitudine a starsene tranquilli. Il film della regista bosniaca Jasmila Zbanic (già Orso d'Oro a Berlino 2006 per Il segreto di Esma) racconta la guerra fratricida tra gli uni e gli altri, collocando al centro della vicenda Aida (Djuricic), interprete per conto delle Nazioni Unite. Nelle ore febbrili che precedono il piano di evacuazione predisposto dall'esercito serbo, la donna cerca di mettere in salvo marito e figli, collocati con altri nella zona protetta che il contingente olandese dell'ONU ha messo a disposizione dei civili (quasi tutti musulmani) in attesa di trasferta in un luogo imprecisato, dopo che la città di Srebrenica è stata presa dall'esercito serbo. Il negoziato tra i caschi blu dell'ONU e quel criminale sadico di Mladic, generale a capo dei serbi, è una farsa, con i colonnelli olandesi ridotti a mero ruolo ornamentale. Il che rese possibile a Mladic apparecchiare quella che fu destinata a rimanere una delle pagine più nere della guerra nella ex-Jugoslavia, il genocidio di Srebrenica del 1995, in cui persero la vita più di ottomila civili, quasi tutti uomini.
Pur in assenza di colpi d'ala visivi (a parte le tante, notevoli, scene di massa) e con un certo anonimato della messa in scena, Quo vadis, Aida? entra a pieno diritto nella panoplia dei più potenti e commoventi film antimilitaristi. La crudeltà del nazionalismo serbo e il sadismo luciferino di Mladic (in seguito condannato all'ergastolo) sono raccontati senza accenti grotteschi e, dall'altra parte, il ruolo di caschi blu dell'ONU viene rappresentato per quello che fu: un misto di inefficienza, disinteresse e dabbenaggine. Ne risulta un film avvincente, fatto di corpi ammassati e quasi tutto imperniato su una donna forte e coraggiosa, in lotta perpetua contro il tempo, che diventa progressivamente consapevole dell'eccidio che sta per compiersi.

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