Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film
Marta (Vanessa Kirby) è una giovane donna che sta portando la sua gravidanza al termine: in accordo con Sean (Shia LaBoeuf), padre della bambina che deve nascere, decide di partorire tra le mura domestiche ma l'ostetrica che doveva seguire la fase finale e decisiva della maternità non può essere presente e la sostituta (Molly Parker), pur essendo volenterosa, appare subito molto impacciata e indecisa sul da farsi e la tragedia si compie!
'Pieces of a Woman' del cineasta ungherese Kornél Mundruczó è un doloroso e, a tratti, straziante dramma sulla perdita di ciò che di più caro si possa avere al mondo (un figlio/a) ed ancor più l'elaborazione del lutto stesso da parte di tutte le persone che questo evento tragico l'hanno subìto, ossia i due genitori in primis e i loro cari poi.
Il film si diversifica da tante opere uscite nello stesso periodo, vertenti su temi altrettanto importanti sebben lontani da questo (razzismo, diritti delle minoranze, inclusività) grazie alle scelte stilistiche dell'autore, il quale preferisce sempre ricorrere all'immagine mostrata, riducendo al minimo indispensabile i dialoghi, piuttosto che all'uso verboso, pedante ed invadente della parola detta. L'effetto che ne sortisce è un film fatto di immagini, volti, sguardi e simbolismi ricorrenti (il ponte e ancor più i semi e i loro frutti), che non son per nulla invasivi e nemmeno incidono sulla scorrevolezza della narrazione, nonostante la durata vada oltre le due ore.
'Pieces of a Woman', dopo pochi minuti dall'incipit di 'ambientamento' della vicenda, entra presto nel vivo con l'angosciante e lancinante long take di 23 minuti del parto casalingo, per poi perlustrare i turbamenti della giovane protagonista, relazionata ai familiari più stretti, i quali reagiscono ognuno in maniera differente - la madre (una maiuscola ed arcigna Ellen Burstyn), data la sua avidità, è interessata ad ottenere un risarcimento oneroso, mentre Sean ricade nella dipendenza delle droghe - per poi passare, nella parte processuale, ad indagare temi scorsesiani (non sarà certamente un caso il fatto che Martin Scorsese sia tra i produttori esecutivi...) come la colpa, il perdono e la redenzione, per concludere infine, con una dimensione circolare dei fatti, ad un evidente simbolismo che (ci) riporta all'inizio con il seme che, finalmente, ha germogliato e dato i suoi frutti. Straordinariamente intensa e sofferta l'interpretazione di Vanessa Kirby, premiata a Venezia 2020 con la Coppa Volpi per la migliore attrice.
Tra i migliori film del (purtroppo disgraziato) 2020!
Voto: 8.
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