Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film
77esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia - In Concorso
Martha (Vanessa Kirby) e Sean (Shia LaBoeuf) sono una coppia di Boston in attesa della nascita del primo figlio, una bambina a cui il padre ha già promesso che sarà la prima ad attraversare il ponte alla cui costruzione sta lavorando e che hanno deciso di far nascere in casa, con l'assistenza di un'ostetrica.
Una lunghissima ed estremamente coinvolgente sequenza di parto, credo una delle più realistiche mai viste sullo schermo, girata in piano sequenza di almeno una ventina di minuti, costituisce il lungo prologo del film: arriviamo al titolo emotivamente provati, anche perché le cose non vanno bene e la bimba muore poco dopo la nascita.
I mesi successivi alla tragedia vedono il disfarsi della vita di Martha, con il dolore devastante da metabolizzare, le decisioni sul corpo della piccola da prendere, la relazione col marito che va in pezzi, la madre dal carattere dominate (Ellen Burstyn) da contenere ed infine il processo contro l'ostetrica (Molyy Parker) denunciata per negligenza. Il tempo del dolore e della rinascita è scandito dalle fasi di costruzione del ponte a cui lavora Sean, disprezzato dalla suocera al punto che gli offre dei soldi per allontanarsi. Dei semini messi a coltura da Martha in fazzoletti nel frigorifero sono la metafora di una possibile rinascita, simbolicamente filmata attraverso le fronde di un albero.
Il regista ungherese Kornél Mundruczò, che ha attirato l'attenzione di Martin Scorsese che figura tra i produttori di questo suo primo film in lingua inglese, dà prova di grande bravura tecnica e profonda sensibilità. Oltre alla fluidità e immersività del piano sequenza iniziale, maneggia con abilità e naturalezza un tema dolorosissimo che presentava rischi elevati di scadere nel lacrimevole, e riesce ad evitare la trappola del piagnisteo pur trasmettendo intatte l'empatia e la commozione.
Soprattutto Mundruczò sa sfruttare al meglio le performance fortissime dei suoi attori: un Shia La Boeuf molto in parte, una vibrante Vanessa Kirby totalmente credibile in un ruolo obiettivamente arduo, una grandissima Ellen Burstyn che domina la scena: lo scontro fiammeggiante tra Martha e la madre, quando la ragazza riesce finalmente a tirare fuori la sua rabbia repressa, è un momento di pura intensità.
Auspico, se non il Leone d'Oro che pur non sarebbe immeritato, almeno premi agli interpreti. Per Burstyn anche nomination all'Oscar come non protagonista.
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