Regia di Kornél Mundruczó vedi scheda film
Boston, Martha e Sean sono in procinto di avere una bambina. Il desiderio di Martha è quello di partorire in casa. Quando la donna entra in travaglio, l’ostetrica che ha seguito tutta la sua gravidanza sta assistendo un altro, difficile, parto e manda da lei una sostituita, Eva. Confusa e agitata Eva farà una serie di errori che condurranno ad una tragedia impensabile. Inizia così una deriva inarrestabile di sentimenti e relazioni che porterà Martha a scelte difficili e inaspettate.
Pieces of a Woman non si basa su una storia vera eppure potrebbe essere la storia di chiunque di noi. Decidere di raccontare il dolore estremo e le conseguenze di questo che come un’onda trascina via tutto quello che, fino a quel momento, sembrava indissolubile, è quasi un atto di coraggio.
Kornél Mundruczó al suo primo film in lingua inglese, decide di affidare il ruolo primario, quello di Martha a Vanessa Kirby e direi che mai scelta fu più azzeccata. L’incipit della pellicola, con Martha che partorisce e la regia che segue ogni suo movimento, senza mai effettivamente mostrare nulla di scabroso, ma limitandosi a mostrarci il volto e la sofferenza di una futura puerpera nei momenti più drammatici e gioiosi che una donna possa vivere. Lo fa in modo così realistico che ho dovuto, più volte, distogliere lo sguardo dallo schermo, nonostante, come dicevo, nulla di esplicito venga mai mostrato, restanto in tensione per tutta la prima mezz’ora di visione.
È chiaro fin da subito quindi che la pellicola di Mundruczó intende scavare nel profondo, senza l’intenzione di utilizzare mezzi termini, allusioni o simbolismi ma mostrando la cruda realtà; crea così un’immedesimazione con la protagonista e anche se non sempre si condividono le sue scelte, in parte discutibili, sono sempre comprensibili e quasi mai appellabili.
Una madre che assapora la felicità, la stessa che un attimo dopo le viene strappata brutalmente, incapace di spiegarsi la crudeltà dell’accaduto, diventa una bestia feroce capace di distruggere, volontariamente e involontariamente, tutto quello che finora aveva costruito. Così Martha distrugge il rapporto con Sean, cancella la loro bambina da ogni luogo e non intende neanche presenziare alle udienze contro Eva evitando finanche di farle causa. Ma non si fugge dal dolore, e come nelle più sagge situazioni, Martha capisce che è solo affrontandolo che forse riuscirà a liberarsene.
Un film intenso, difficile da guardare eppure così reale che finisce per farti male. Il merito è di una sceneggiatura ben scritta e di un’ottima interprete capace di catalizzare l’attenzione fino ai titoli di coda. Un film delicato ma al contempo potente che fa vibrare ogni fibra del proprio essere.
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