Regia di Majid Majidi vedi scheda film
La ricerca di un tesoro accessibile solo dai sotterranei di una scuola per bambini di strada. Nuova dimostrazione di come il cinema iraniano, tuttora memore della lezione di Vittorio De Sica, possieda una capacità unica nel portare sul grande schermo lo sguardo dell'infanzia.
77ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2020 – In Concorso
Voto: 7,25 su 10
Nuova dimostrazione di come il cinema iraniano, tuttora memore della lezione di Vittorio De Sica, possieda una capacità unica nel portare sul grande schermo lo sguardo dell'infanzia. Ali e i suoi amici sono ragazzi abbandonati a se stessi, figli di padri drogati o scomparsi nel nulla, costretti a guadagnarsi da vivere lavorando in un'officina o come venditori ambulanti in metropolitana, senza possibilità di aiutare la madre malata. Una speranza di riscatto viene fatta balenare da un ambiguo allevatore di piccioni, che rivela ad Ali l'esistenza di un tesoro sepolto sotto un cimitero, raggiungibile solo attraverso un tunnel accessibile dalla scuola che sorge di fronte. Pertanto condizione imprescindibile per ottenere il tesoro è che Ali ed i suoi amici si iscrivono per l'anno scolastico in corso in modo da accedere al sotterraneo dell'istituto.
La scuola in questione è un istituto dedicato proprio al recupero dei ragazzi di strada, a cui, grazie al coraggioso impegno di insegnanti che non ricevono sostegno dallo Stato, viene data una possibilità di riscatto attraverso lo studio e lo sport. Ali e i suoi amici troveranno in classe quella famiglia che non hanno mai avuto, trovando una figura paterna nel professore che ha insistito per farli iscrivere fuori tempo massimo. Nel frattempo danno il via all'operazione di ricerca del tesoro, che comprende l'esplorazione dei sotterranei e perfino l'abbattimento di qualche muro per raggiungere il tunnel del tesoro. Se in questa impresa i piccoli protagonisti possono alla lontana ricordare i Goonies, l'impianto di questo film è ben diverso dell'avventura di Richard Donner, distinguendosi piuttosto per l'attenzione di stampo neorealista per le esistenze ardue di questi bambini, costretti dalla vita ad affrontare problematiche troppo grandi e dure per la loro età. Il protagonista che interpreta Ali buca lo schermo coi suoi occhioni espressivi regalando, grazie all'ottima direzione di Majid Majidi, una performance di particolare intensità, trasmettendo l’acerba ed ostinata determinazione a sopravvivere di un ragazzino costretto ad una crescita precoce. Anche gli altri bambini sono molto ben diretti, pure in scene difficili, come una rissa all'interno della scuola per disarmare un padre violento. Emozionante lo sviluppo della relazione filiale con l'insegnante, che insegna ai ragazzini le materie di studio e la fiducia in un adulto responsabile, ma impara dai monelli come tirare una ben assestata testata (a chi se lo merita).
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