Regia di Andrea Segre vedi scheda film
FESTIVAL DI VENEZIA 77 - FUORI CONCORSO
"Se ti sposi, sei felice una settimana; se ammazzi il maiale sei felice per un mese; ma se impari a pescare, sei felice tutta la vita".
L'ironico, scanzonato detto popolare cinese viene riportato dalla bocca di uno degli ormai anziani veneziani originari amici di Andrea Segre, che, con nostalgia e un certo malcelato disincanto, rimpiangevano, fino a pochi mesi orsono, la effimera pace che regnava in laguna in alcuni periodi invernali scarsamente presi d'assedio dai turisti anche in un luogo culto come quello del capoluogo veneto.
Momenti in cui la ritrovata solitudine di una giornata dedicata alla pesca, consentiva di riappropriarsi di quella città lagunare da secoli ostaggio delle masse di visitatori.
Ignaro, il pescatore come chiunque altro, del destino che sarebbe occorso alla città lagunare, come d'altro canto a tutto il resto del globo, a causa dell'emergenza Coronavirus che di li a poche settimane sarebbe dilagata.
Andrea Segre ci racconta come un suo lavoro documentaristico, originamente concepito sotto forma di riflessione su alcuni problemi scottanti che affliggono e minacciano seriamente l'incolumità della Laguna - dall'acqua alta al logorio delle fondamenta causato precipuamente dal massiccio corso turistico e navale tra i canali e le calli - si sia trasformato in qualcosa di completamente differente; e più complesso.
Nella testimonianza unica, con un prepotente e sincero tocco personal-familiare, di un isolamento che ha reso Venezia una città abbandonata a se stessa, come non succedeva da secoli, forse - penso io - dai tempi del Tintoretto e della peste.
L'isolamento che ha costretto lo stesso Andrea Segre, impegnato a girare in loco il suo documentario, a soggiornare forzatamente a Venezia presso la casa di un parente, ha spinto altresí il regista a rivedere il suo distacco convinto e determinato da sempre provato nei confronti della città che diede i natali a suo padre Ulderico.
Un uomo, quest'ultimo, assai importante nella vita del cinesta, ma pure uomo di poche parole, indecifrabile, brillante studioso di fisica, appassionato osservatore delle dinamiche di approccio che contraddistinguono le molecole in rapporto all'ambiente e ad altri elementi simili.
Un uomo schivo, nato in Laguna, ma trasferitosi a Padova per studiare Fisica a circa vent'anni d'età.
Ecco quindi che il documentario di Segre muta schema e pure i termini della sua ricerca, adattandosi all'imprevedibilità degli eventi.
Evolvendo ed arricchendosi di argomentazioni che, da una Venezia ora più che mai ostaggio di un equilibrio misterioso ed alchemico tra acqua ed altri elementi terreni, finisce per spostarsi - nella ritrovata essenzialità del suo dimostrarsi deserta e per una volta davvero autentica, placida nelle sue acque tornate a sfiorare una limpidezza primigenia da secoli dimenticata - in qualcosa di più personale o privato.
L'occasione per elaborare nel regista, una nuova e più ragionata consapevolezza di come il mistero di un genitore taciturno e apparentemente schivo, prematuramente scomparso per un attacco cardiaco fulminante, possa tramutarsi in una consapevolezza di un legame che mai come ora, purtroppo a posteriori, appare chiaro e ben percepito.
Proprio perché saldamente radicato nelle viscere di una radice che ha molto a che fare con questa città difficile da gestire, da vivere e da accettare se non si è un semplice turista pronto solo a coglirere la meraviglia dell'attimo.
L'io narrante del regista si apre accoratamente verso lo spettatore, spianando sin troppe argomentazioni, tutte complesse e piene di incognite, ma tutte così determinanti e impellenti da riuscire almeno a chiarire la dinamica privata, ma potente, toccante, sin emozionante e di valore universale, che ha il suo epicentro in un rapporto d'affetto esclusivo tra un padre ed un figlio che non si sono mai chiariti a sufficienza.
Mai, almeno fino ad ora, in tempi di contagio da Covid 19, volenti o nolenti finalmente consapevoli del legame potente che rende affini e perfetti consanguinei un genitore ed un figlio che non sono mai riusciti a trovare quella affinità d'intesa che poteva unirli come succede ora, anche se facenti parte di due mondi o dimensioni completamente separate e di fatto, apertamente incompatibili.
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