Regia di Bruce LaBruce vedi scheda film
Sulla carta Saint-Narcisse dovrebbe essere un film sul narcisismo, capricciosamente ambientato negli anni 70 delle polaroid e dei pantaloni di pelle. Diciamo sulla carta perché il film persegue ben altra follia: nonsense, irriverente, scomodo, Bruce LaBruce è semplicemente l’estremismo naturale dell’atteggiamento queercore del suo regista. I toni sono più da Troma che non da John Waters, e la messa in scena è l’apoteosi del trash involontario, perché elegante e precisa e poi piena di scivoloni, di ripetizioni demenziali e di volgari jump-scare.
Sarebbe inutile dilungarsi nella trama: è una scusa per mettere in scena una sorta di parossismo narcisistico, che porta a far sesso con se stessi, ma in realtà con uomini e donne, all’insegna di una fluidità erotica assolutamente promiscua e dedita alle pulsioni più basse. Tra pessimo gusto, preghiere interrotte da orgasmi, monaci che fanno orge nei laghi e sacerdoti pederasti, uno dei capolavori di Venezia 77.
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