Regia di Stefano Lodovichi vedi scheda film
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Quando la soluzione pare improntata alla più definitiva delle decisioni, e Stella vestita da sposa si ritrova in bilico sul davanzale, bagnata e pronta a spiccare il volo, ecco che il campanello suona e la titubante suicida si ritrova costretta a desistere per andare ad aprire.
Ma alla porta non appare il suo compagno, bensì uno sconosciuto che dice di aver prenotato una stanza tramite l'uomo di Stella, e le ostenta una ricevuta dimostrativa che finisce per indurre la donna ad accoglierlo, non senza una manifesta riluttanza.
Poco a poco il comportamento dello sconosciuto denota che l'uomo non è davvero uno sconosciuto e che anzi conosce le dinamiche controverse che hanno portato quella coppia alla deriva, e hanno reso la vita del loro bambino alla stregua di un incubo.
Ogni personaggio, e sono solo quattro, finisce per rivelarsi presto assai differente a come appare realmente.
L'interessante regista di "In fondo al bosco", Stefano Lodovichi, fa affidamento saggiamente alle tetra mura oblique di un appartamento più inquietante che accogliente, per cercare di produrci uno studio introspettivo sui travagli mentali che rendono gli individui alla stregua di belve che aggrediscono ed azzannano per paura di ricevere lo stesso trattamento da chi li circonda e minaccia.
Il gioco appare presto piuttosto fine a se stesso e la vicenda si rivela molto meno interessante rispetto a ciò che le premesse ispiravano.
Questo soprattutto a causa di personaggi sin troppo teorici, i cui sviluppi finiscono troppo presto nello sfociare nel vezzo e nella maniera.
Camilla Filippi e Edoardo Pesce si impegnano con grande motivazione, ma è lo sconosciuto reso con impressionante pathos dal corpulento Guido Caprino, quello a cui tocca il personaggio che si rivela di gran lunga più inquietante e repulsivo, non senza andare incontro ad un po' di meccanicità e di maniera, soprattutto quando rivendica diritti lesi od offese ricevute senza alcun riguardo.
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