Regia di Stefano Lodovichi vedi scheda film
Un coraggioso tentativo di rianimare il thriller italiano, riuscito solo parzialmente. Una bella cinematografia e grandi interpretazioni, al servizio di una storia che non convince.
Giulio (Guido Caprino) si presenta al bed & breakfast di Stella (Camilla Filippi) sostenendo di avere prenotato una camera, in accordo con il marito di Stella, Sandro (Edoardo Pesce). Arriva però in un momento particolare, proprio quando la donna è sola: delusa dal coniuge, sta per togliersi la vita. Giulio s'intromette quasi a forza, dimostrando gradualmente di essere a conoscenza di molti dettagli intimi della coppia, compresa la presenza di un figlio piccolo, tenuto rinchiuso in una stanza.
Di più non si può dire, per non guastare la visione a chi intendesse affrontare questo thriller "surreale" italiano realizzato in ristrettezze economiche ma ben recitato, fotografato e diretto. D'altra parte, Stefano Lodovichi non è un principiante e ha una certa esperienza dietro la macchina da presa, a partire dal 2012 quando esordisce alla regia con Pascoli a Braga, al quale fa seguito Aquadro (2013) e In fondo al bosco (2015). Dopo un'ulteriore biennale esperienza su set di serie destinate al piccolo schermo (Il cacciatore e Il processo), Lodovichi decide di tornare a dirigere un lungometraggio, sponsorizzato da Andrea Occhipinti. Assieme a Francesco Agostini e Filippo Gili, scrive questa sceneggiatura che, come il titolo suggerisce, ambienta il film in una sola location. Non una stanza, ma un unico fabbricato. Se i primi dieci minuti promettono un buon intrattenimento, purtroppo ben presto La stanza rivela tutti i suoi limiti. La capacità del cast tecnico/artistico non può fare molto per elevare al di sopra della piattezza una storia che non funziona per nulla, a cominciare dalle impossibili reazioni dei protagonisti (nessuno escluso) per poi proseguire con un plot che nel lungo e implausibile finale travalica - un pò troppo arditamente - i "Confini della realtà".
Siamo partiti alla larga, dando il giusto merito a chi oggi tenta di fare cinema in Italia, ma la realtà si scontra con ostacoli spesso insormontabili, che poi stringi stringi si riducono al solito problema del budget, inevitabile e imbattibile nemico della creatività e della fantasia di giovani e intrepidi autori come Lodovichi. Un momento de La stanza resta però memorabile, quando Giulio - impegnato a lavare i piatti - accende la radio e nell'aria si diffondono le note di Stella stai (Umberto Tozzi, 1980), creando così agli occhi (e soprattutto alle orecchie) di chi assiste un corto circuito temporale sullo svolgersi degli eventi, che non parrebbero essere affatto attuali. E non solo per una questione di "epoca" o momento storico, ma per un fondo di radicale moralismo (apprezzabile in verità) che va del tutto, anacronisticamente, controtendenza...
"Eccovi il segreto del mio lungo matrimonio: ci vediamo il tempo di andare al ristorante due volte alla settimana. Ceniamo al lume di candela, musica romantica e qualche passo di danza… lei ci va il martedì e io il venerdì." (Henny Youngman)
Trailer
F.P. 28/05/2021 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 85'40")
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