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Tengo Miedo Torero

Regia di Rodrigo Sepúlveda vedi scheda film

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La recensione su Tengo Miedo Torero

di alan smithee
6 stelle

FESTIVAL DI VENEZIA 2020 - GIORNATE DEGLI AUTORI

"Non ho amici. Solo amori."

Un anziano e solitario travestito soprannominato "La loca del frente", si innamora di un giovane sconosciuto di nome Carlos, che finisce per ospitare nella sua vecchia dimora all'interno di un palazzo fatiscente.

Negli anni '80 di un Cile afflitto dalla dittatura militare di Pinochet, il bel tenebroso approfitta dell'infatuazione del suo nuovo ingenuo e pittoresco amico/a, per coinvolgerlo in una rischiosa operazione clandestina, al centro della quale la vecchia abitazione del travestito, finisce per diventare il rifugio clandestino di armi e materiale per la rivolta.

Dall'unico romanzo omonimo di Pedro Lemebel del 2001, Tengo miedo torero ne costituisce l'adattamento cinematografico, travagliato e durato diversi anni, e alla stesura del quale ha partecipato lo stesso Lemebel assieme al regista Rodrigo Sepulveda, qui al suo secondo lungometraggio.

Incentrato soprattutto sui due personaggi protagonisti, tanto da apparire quasi per intero come una pièce teatrale trasposta sullo schermo, il film di Sepulveda vale soprattutto per la straordinaria verve scenica del grande Alfredo Castro, gigione iconico qui lasciato libero di calcare la mano per fornirci uno strepitoso ritratto di un personaggio eccentrico, ma anche sottilmente sfaccettato nella malinconia e solitudine che lo pervade.

E Castro, forte di trucco e parrucco degno di una regina tra le drag queen, si impadronisce della propria eccentrica parte con il consumato mestiere che lo caratterizza, dando vita ad un personaggio straordinario, eccentrico e insieme malinconico che ostenta allegria e colore per celare la solitudine che lo affligge da molto, troppo tempo. Un ruolo intenso e sfaccettato, che diventa il vero traino portante di una vicenda comunque ben delineata nel suo drammatico contesto storico e politico.

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