Regia di Rodrigo Sepúlveda vedi scheda film
Venezia 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Mia moglie mi ha riferito una notizia recente difficile da commentare. A quanto pare in Polonia un centinaio di municipalità si sono vantate di essere LGBT free. Finora avevo sentito parlare di nuclear free, gluten free, nickel free. Questa mi mancava. Prima o poi qualcuno dovrà coniare una locuzione tipo "democratic free" che servirà ad individuare amministrazioni cittadine come quelle citate. La mia domanda è: c'è da stupirsi? Mi sembra che i paesi dell'ex area sovietica si siano contraddistinti, dalla caduta del muro, per l'ininterrotta ricerca della stabilità, quella garantita in passato dal regime comunista, una stabilità che le democrazie instaurate dopo la fine del comunismo non sono state in grado di sviluppare per mille ragioni. La ricerca della chimera ha, tuttavia, sviluppato sovranismi che si sono instaurati negli ultimi anni con notevole facilità portando in dote estremismi ideologici come quello citato. In Polonia come altrove si è passato dal rosso acceso al nero più buio. La democrazia può essere estenuante, sicuramente è faticosa mentre, per assurdo, i tolitarismi garantiscono un falso senso di sicurezza e una sorta di pacifico consenso, almeno tra coloro che ne accettano, di buon grado, l'oscura presenza. Per chi appartiene alla comunità gay questa degenerazione del sentore politico è una pessima notizia, una di quelle che richiede una riflessione. Forse la situazione sta lentamente peggiorando o forse non è mai cambiata e le esternazioni correnti sono il riflesso di una certa impunità garantita da tempi, linguaggi e tecnologie. Tutte le disquisizioni politico-ideologiche e le domande sulla materia si presentano nel film "Tengo miedo torero" ambientato nel 1986, nell'era Pinochet. Le stesse si gretolano con irrisoria facilità nelle poche e asciutte parole de "La Doña", un travestito di Santiago del Cile che invita ad una triste riflessione: non c'è nessuna differenza tra una dittatura o l'altra. Per chi è come lei ci sarà comunque segregazione e dileggio. "Hai mai sentito parlare di un gay comunista?" amare le parole che la donna rivolge ad un combattente del Fronte Pattriotico Manuel Rodriguez. "Quando ci sarà una rivoluzione che includa anche noi, mi vedrai in prima fila" rincara l'ormai sessantenne avvizzita interpretata dal camaleontico Alfredo Castro nel film diretto dal cileno Rodrigo Sepúlveda che prende il titolo da un pezzo interpretato Lola Flores. La Doña si prostituisce davanti ad un cinema hard e guadagna grazie alle sue doti di ricamatrice per le donne ricche dei generali. Ma in una notte di bagordi in un locale clandestino la "Loca" viene salvata dal tenebroso Carlos, combattente e dissidente, durante una retata della polizia che non esita a far pulizia di qualche inutile "frocio". Quel nobile gesto viene ripagato con gli interessi. Quale posto migliore, per nascondere armi e materiale illegale, della casa di un travestito, una stamberga dei quartieri poveri di Santiago? La casa di lei diviene centro di raccolta per i rivoltosi mentre si instaura un rapporto sbilanciato tra Carlos e la "Loca del Frente" di amicizia e amore non corrisposto.
Sepúlveda sembra attingere all'immaginario de "Il bacio della donna ragno" di Hector Babenco ma con una connotazione meno politica e una maggior attenzione al mondo reietto dei diversi nel Cile fascista di Pinochet. A metà strada tra il maggior attivismo di Larrain e l'introspezione personale dei drammi di Lelio, Sepúlveda ci regala un bel ritratto dell'emarginazione. Grazie ad un personaggio eroico nell'accettare la propria diversità, che sfodera un coraggio nel proclamare la propria evidente natura in un ambiente avverso, Sepúlveda racconta la vita di persone indesiderate che non hanno nemmeno il privilegio di vivere la piena clandestinità dei dissidenti politici. I travestiti non si possono nascondere nemmeno quando le cose vanno meno peggio.
"Tengo miedo torero" è un film di formazione, nonostante l'età della sua protagonista. In tal senso assomiglia molto al film di Babenco. Sia la Loca che Carlos imparano molto l'una dall'altro pur non condividendo gli stessi sentimenti e nemmeno gli ideali politici. Mentre Carlos conosce un forte sentimento di amicizia La Loca, per effetto della vicinanza agli ideali rivoluzionari, avverte la necessità di una maggior partecipazione ai drammi sociali consumati nel proprio paese nei tredici anni della dittatura. Uscita dal proprio guscio si espone per la libertà del paese, scende in strada e si mescola alle madri e alle mogli dei desaparecidos. Risoluta cammina tra i corpi sdraiati dei manifestanti, stesi sull'asfalto, e sfida la polizia piazzata davanti al corteo saltellando come un uccellino nella spiaggia. Borsetta piena d'armi stretta tra le mani, testa alta, labbra serrate nella dignità rispettosa di chi non ha nulla da perdere crea una breccia tra le divise e, ammaliata dal suono delle voci, si trova davanti a donne che hanno ancora la forza di mostrare le foto dei loro cari dispersi. Questo è il Cile secondo il vengelo di Rodrigo Sepúlveda. Un vengelo che vuole dagli uomini amore per se stessi, per gli altri e per il proprio paese, condizione necessaria per avere rispetto verso chiunque.
Al fianco del gigante Alfredo Castro che da corpo ad una diversità pazza di buon senso, Leonardo Ortizgris ricorda il compianto Raul Julia giusto per ricordare le affinità tra questo film e quello tratto dal romanzo di Manuel Puig. La libertà (dal potere, da un amore a senso unico) è una corsa nella battigia, un addio senza rimpianti ed una coperta ricamata finalmente gettata nelle acque del mare in segno di spregio al potere riconosciuto. Le onde quiete del tempo si porteranno via il regime, la dignità non se prenderà nemmeno un mare in tempesta.
Y en tu muleta de raso florecen
Rosas de sangre que a cada lance crecen
Y cuando al entrar a matar
La gente se pone a gritar
Yo sólo tengo ojos para mi torero.
Tengo miedo, torero
Tengo miedo cuando se abre tu capote
Tengo miedo, torero
De que el borde de la tarde, el temido grito flote,
Pero cuando torero
Jugueteas con la muerte yo me olvido de mi miedo
Y en ti creo torero,
Te jaleo torero,
Olè torero
(Tengo miedo torero, Lola Flores)
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