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Tengo Miedo Torero

Regia di Rodrigo Sepúlveda vedi scheda film

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La recensione su Tengo Miedo Torero

di mm40
4 stelle

In un Cile degli anni Ottanta percorso da proteste e disordini nel segno della ribellione a Pinochet, il giovane rivoluzionario Carlos trova un riparo insospettabile: il decadente appartamento di un attempato travestito. Politica, idealismo e disperazione quotidiana si mescolano, sotto una lieve coltre di tensione sessuale.


My tender Torero – questo il titolo imposto alla distribuzione internazionale del film, seguendo la traduzione del romanzo di partenza – è in realtà più simile a un libero adattamento di Tengo miedo torero, pubblicato nel 2001 dal cileno Pedro Lemebel, che a una sua trasposizione cinematografica vera e propria. Nella sceneggiatura che reca le firme del regista Rodrigo Supelveda Urzua e di Juan Elias Tovar con la collaborazione di Nazareno Obregon Nieva, infatti, manca l'universo fantasmagorico di metafore e immagini colorite che Lemebel aveva saputo creare sulla pagina; la struttura narrativa risulta probabilmente più solida, ma allo stesso tempo anche meno coinvolgente. Soprattutto perché molti dettagli – sui personaggi, sul contesto, sulla storia – vengono svelati pian piano o addirittura non sono mai esplicitati, rivelando forse una scarsa ambizione a conquistare gli schermi al di fuori del territorio nazionale. Tengo miedo torero / My tender torero è a tutti gli effetti una storia cilena fino al midollo, ma non per questo difficile ad apprezzarsi per gli spettatori del resto del mondo; le buone caratterizzazioni dei due personaggi centrali (il Carlos di Leonardo Ortizgris e la Loca del frente di Alfredo Castro) contribuiscono a tenere vivo l'interesse, ma a conti fatti il film non sembra decollare mai. Buona la confezione, valido il lavoro di Sepulveda che ha d'altronde ormai tre decenni di esperienza cinematografica alle spalle, ma la delusione – specialmente dopo aver letto il romanzo da cui il film è tratto – c'è tutta. 4/10.

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